Kenneth Grant e il globo stellare

Fino ad ora il rispettato autore dell’occulto Kenneth Grant è stato conosciuto largamente tra i circoli Lovecraftiani per le sue esegesi circonvolute delle filosofie magiche di Aleister Crowley in tali monumentali opere quali Cults of the Shadow e Nightside of Eden. Questi tomi intellettualmente intimidatori includono inoltre molti riferimenti alle divinità immaginarie di Lovecraft classificandole (con ammissione  eterodossa) come addizioni ai canoni sempre germoglianti dei Miti di Cthlhu.

Con la pubblicazione de Il Globo Stellare – il primo esempio disponibile di opera di finzione di Grant – ci viene presentato un sorprendente  fait accompli. Vale a dire che il vero erede evidente al trono di Lovecraft come attuale Maestro della Narrativa ‘Strana’ non è di fatto Stephen King, Ramsey Campbell, Thomas Ligotti o Clive Barker ma deve essere riconosciuto come niente altri che il predetto Signor Grant stesso.

 

Il suo breve racconto, Il Globo Stellare, fu in origine scritto alla metà degli anni ’50 in un momento in cui Grant e un gruppo di maghi cerimoniali  di simile affinità (‘La Loggia Nu-Iside’) stavano sperimentando con cerimonie e rituali per evocare a reale manifestazione fisica entità extramondane di un natura veramente bizzarra (vedi il suo studio del 1992, The Hecate’s fountain, per le descrizioni dettagliate di queste operazioni ed i loro risultati letteralmente incredibili!).

 

A prima vista lo stile della narrativa di Grant porta tutti i frutti del suo fascino duraturo per Lovecraft, come il ‘profeta riluttante’ delle correnti cosmiche del Nuovo Eone che ritornano dopo lunga assenza. D’altronde, una lettura più approfondita presto mostra l’influenza di un ambiente letterario più ampio, che include i Simbolisti e i Decadenti del fin de siecle ed i primi esponenti del genere ‘strano’ incluso Arthur Machen, Sax Rohmer, Vincent Starrett, Robert Chambers e Oscar Wilde (sto pensando qui a Il Ritratto di Dorian Gray, in particolare). Infatti ad un livello la storia di Grant può essere definita come una ricostruzione affezionata (ed accurata)  di una particolare forma narrativa pomposa con l’aggiunta di una descrizione decorativa e sonora, e tuttavia allo stesso tempo curiosamente riservata e archetipicamente inglese – lo stile di prosa aneddotica di un monologo reminiscente raccontato all’interno dei confini silenziosi di un Club di Gentlemen. Il tono dell’ambiente è al contempo cospirativo ed iniziatico, come se mattoni dopo mattoni di oscuro mistero fossero staccati via per arrivare allo scintillante nucleo del racconto.

E tuttavia vi è un’altra dimensione alla prosa di Grant che lo separa totalmente dai suoi contemporanei nel campo della narrativa soprannaturale. Questa è naturalmente l’energia derivata dalla sua conoscenza senza pari di misteri reconditi e oscuri, dai Culti del Mistero dell’Antico Egitto all’India Tantrica e l’Europa Medioevale – e inoltre dalla sua propria personale esperienza di prima mano delle reali stesse forze occulte che Lovecraft oscuramente intravide nei suoi sogni e nelle sue fantasticherie da sveglio che sono alla base e puntellano il mondo diurno esterno che noi piuttosto speranzosamente onoriamo con il termine “realtà”.

Negli anni Quaranta Kenneth Grant fu l’assistente personale e protegé di Crowley, durante gli anni finali che la Grande Bestia trascorse nell’oscurità in una casa per ospiti (‘Netherwood’) a Hastings. Ora Grant può essere visto anche come erede del mantello letterario di quell’altra enigmatica figura, la cui ombra cade pesantemente attraverso il paesaggio crepuscolare dell’occultismo: ovvero lo stesso recluso Giovane Uomo di Providence. E con l’imminente pubblicazione di ulteriori esempi della prosa di Grant – incluso i racconti Against the light e Snakeward e la sua raccolta di versi evocatori Black to Black – i  Lovecraftiani di ogni denominazione sono pronti ad una autentica “Festa dell’ignoto “!