Il Rituale di Sangue come Atto di Devozione nella Società Occidentale Contemporanea

Introduzione

In questo articolo mi propongo di esaminare i rituali basati sul sangue nel loro significato creativo, culturale e spirituale, all’interno delle pratiche di devozione contemporanee. L’affermarsi dell’influenza cristiano giudaica ha rimosso l’uso letterale del sangue nei riti all’interno dell’intera Religione Occidentale; tuttavia, negli ultimi anni, si è creato un movimento di rivolta rispetto a questa azione repressiva. Esploreremo questo nuovo ritorno delle tradizioni che utilizzano i rituali di sangue e cercheremo di darne una possibile spiegazione. Esamineremo anche i rituali a base di sangue all’interno della sottocultura contemporanea, che ruotano intorno alla modificazione e mortificazione corporea; parlerò, inoltre, dei rituali con il ‘sangue malato’ e come questo ha influito sulla creatività e sulla spiritualità.

Sarebbe molto più facile e meno traumatico emotivamente, per me, se mi concentrassi esclusivamente sugli aspetti storici dei riti devozionali di sangue; esaminando la pietra miliare della storia del giudaismo, del cristianesimo e dell’islam, con il sacrificio abortito di Abramo di suo figlio Isacco (Genesi 22, versi 1-19), le auto-mortificazioni dei Maya e i sacrifici umani (Frate Diego de Landa,. Yucatan prima e dopo la conquista. New York, Dover 1978), i riti dei cacciatori di teste dei Naga o il sacrificio umano e il cibarsi delle vittime che era solito in molte culture arcaiche e che è stato trasformato, per il maggior sollievo della moderna moralità, nella transustanziazione dell’eucarestia nella messa cattolica.

Ho, comunque, il vantaggio, nei miei studi, di essere a cavallo tra il mondo accademico e le subculture che utilizzano il sangue, nel mondo dell’occidente contemporaneo, come parte delle loro pratiche spirituali e di devozione. Questo è il beneficio dei miei credi spirituali, il mio lavoro come artista, il mio status di HCV[1] positiva  e il mio personale coinvolgimento negli aspetti della modificazione e mortificazione corporea.

C’è un antico proverbio Haitiano che recita: ‘quando lo scienziato entra, lo spirito fuoriesce’ , e, mentre mi rendo conto che il dibattito nel mondo accademico tra etica ed emica non finisce mai, si può acquisire molta più conoscenza dalla prospettiva del partecipante analitico.

 

Definizione

Secondo il Merriam Webster Dictionary, la devozione può essere definita come una pratica religiosa diversa dal culto abituale di una congregazione; un atto di preghiera o di culto privato. È anche un sinonimo di amore.

Un rito o un rituale è un atto o processo artistico prestabilito, cerimonioso e, normalmente, religioso. I riti si dividono in tre categorie maggiori: riti di passaggio, riti di culto e riti di devozione.

 

Arte

 ‘La spiritualità e l’Arte sono una cosa sola . Le opere d’arte sono preghiere rivolte presso l’altare della vita.’ Raquelin Mendieta

L’uso del sangue nell’arte, anche nell’arte sacra, è molto più raro di quanto si possa pensare. Sembra che l’idea del sangue come contraddizione, qualcosa che porta con sé la vita e la morte, il sacro e il profano, appaia radicata all’interno della coscienza umana insieme a una diffidenza, che ne previene il suo uso causale.

Ossa e resti dei morti sono molto più comuni come mezzo artistico e creativo, ma, nel complesso, la tendenza è ancora quella di rimanere legati alle rappresentazioni del sacro. Il ventesimo secolo ha portato con se un cambiamento di mentalità; tuttavia nella maniera in cui ha provato ad utilizzare il tabù, che è legato al sangue, come una critica sociale e politica, così come l’arte.

L’uso del sangue viene sperimentato dai surrealisti e dall’arte degli anni ’60 e ‘70’, che hanno utilizzato il sangue specialmente all’interno delle performance, dove il suo impiego, anche se relativamente underground e costantemente controverso, non era così inusuale.

L’avvento dell’AIDS ha creato nuovi atteggiamenti e paure associate al sangue, o forse semplicemente ha risvegliato i vecchi, atavici terrori.

Con l’aiuto della Visual AIDS (http://www.thebody.com/visualaids/index.html), un’organizzazione con base a NY, sono stata in grado di contattare degli artisti che convivono con il virus dell’AIDS e dell’HIV, i quali usano il loro stesso sangue come mezzo nei loro lavori artistici.

Artisti affermati come Keith Theriot (http://www.keiththeriot.com/) e Steed Taylor (steed@steedtaylor.com), hanno utilizzato il sangue nella loro arte e hanno affermato che, non solo la tragedia personale per le loro diagnosi del 1980 positive all’HIV, ma anche la perdita di molti loro amici e conoscenti, ha creato in loro una consapevolezza spirituale che li ha portati a esplorare, attraverso la loro arte, le contraddizioni del loro sangue mantenendoli in vita, ma rendendoli anche dei ‘pericoli biologici ambulanti’.

L’attuazione di entrambi i lavori di questi artisti può essere vista come realizzata in maniera rituale. Theriot fa uso di tecniche di meditazione legate alla sospensione dello stato di coscienza e permette al suo immaginario di fluire in maniera automatica, mentre Taylor inscena il cutting[2], in ciò che egli descrive come fortemente indirizzato in maniera rituale.

È interessante constatare che entrambi questi artisti erano stati inizialmente cresciuti in un ambiente rigorosamente cristiano, con forti visioni della natura del sacrificio e del sangue; rispettivamente uno romano cattolico e l’altro battista.

Bisogna anche notare che loro, e molti altri artisti dei quali ho parlato, sono sopravvissuti a tanti loro coetanei ai quali era stata diagnosticata la malattia nello stesso periodo e che avevano la stessa durata di vita stimata dalla perizia medica.

Ho chiesto loro se pensavano che la loro opera artistica avesse qualcosa a che fare con l’estensione della loro aspettativa di vita, e, entrambi, hanno riconosciuto che l’atto creativo ha avuto un grosso peso sulla loro capacità di guarigione, anche se la possibilità che questo si traduca a livello fisico è ancora un dibattito aperto.

È quasi inutile dire che il loro lavoro ha suscitato un’enorme quantità di polemiche, al punto che il manager delle opere d’arte di Steed Taylors ha minacciato di citare in giudizio gli spazi espositivi del suo spettacolo, ‘Blood Prints’, per ‘danneggiamento della vita’.

Gli esempi di cui sopra possono essere considerati come facenti uso di rituali di sangue come atti di devozione?

Io lo credo.

Come suggerito prima, il processo di utilizzo del sangue per creare l’opera d’arte è stato fatto in maniera mirata e ritualizzata, e l’oggetto della loro devozione potrebbe essere visto come lo spettatore dell’opera d’arte.

Tuttavia credo che il pubblico come fruitore del sacrificio, non funziona come il rituale della creazione dell’opera d’arte stessa, necessaria per la trasformazione dell’artista, e non vi era pubblico presente per questo. Vedo l’artista toccare un elemento necessario di una coscienza collettiva, al fine di segnare un punto nel suo personale cammino di vita.

Vi era senza dubbio un’intenzione spirituale dietro al loro lavoro e, mentre l’oggetto della loro devozione è nebuloso e può essere semplice quanto la devozione al processo creativo, le opere d’arte sono state concepite come riti di passaggio e trasformazione.

Un punto interessante il rigetto della loro offerta rituale, se si E’ ritenuto di considerare il pubblico come colui a cui l’offerta è stata fatta. Una questione che sento di dover sottolineare.

In società che utilizzano il sacrificio di sangue ci sono chiare regole per quanto concerne i metodi, le applicazioni e i tipi di sacrificio; se questi non vengono rispettati, il rifiuto e la punizione degli Dei coinvolti è molto severa.

 

Ana Mendieta

Ana Mendieta era un’artista che faceva parte del movimento che esprimeva il culto Orisha della Santeria o Afro Cubano.

Nella Santeria i rituali sono studiati per rinforzare e rinvigorire gli orisha, o dei, conferendo ai fedeli gli ashe: il potere ‘Ashe’ è divino, la grazia e la forza vitale del Dio.

Il sangue ha l’ashe e contiene anche le potenzialità della vita, inoltre è un simbolo della vita stessa.

Quando un animale viene sacrificato in un rituale della Santeria anche l’Ashe dell’Orisha viene rinforzato dal fiotto del suo sangue sui vari oggetti o sulle pietre sacre all’orisha.

Il diritto di eseguire sacrifici animali nella cerimonia della Santeria è stato riconosciuto dalla Corte Suprema degli Stati Uniti (Chiesa di Lukumi Babalu Aye Vs Città di Hialeah, 508 U.S 520 (1993)).

Ana utilizzava il sangue nei suoi vari medium dei lavori artistici, inizialmente ha iniziato ad usare il sangue nelle sue performance artistiche perché, come afferma la stessa Ana, ‘Ho iniziato immediatamente ad utilizzare il sangue perché penso che sia un qualcosa di magicamente molto potente. Non lo vedo come una forza negativa’ (Del Rio, ‘Ana Mendieta’ 29.)

Così come in Steed Taylor and Keith Therior, l’uso del sangue di Mendieta, nei suoi lavori artistici, era inizialmente intuitivo, solidificandosi nella sua struttura quando ha iniziato ad utilizzare l’approccio e la metodologia della Santeria. Più tardi ha anche incorporato, all’interno dei suoi lavori con il sangue, la mitologia Maya e Messicana.

Un esempio del suo approccio può essere visto nella sua ‘Bird Transformation’ (Trasformazione dell’Uccello [NdT] del 1972, nella quale lei stessa diventa il gallo sacrificale, sfregando se stessa con il sangue e poi rotolandosi nelle piume bianche di gallina: un rituale basato sui riti di iniziazione del culto Abakua dell’Africa. (Lindsay p. 193 1996).

Il suo lavoro è stato profondamente spirituale, con posizioni femministe e politiche molto forti, e la sua morte prematura a 37 anni è stata una tragedia che ha anche, senza dubbio, contribuito ad alimentare una cera superstizione circa l’uso del sangue nell’arte.

Ho condotto una serie di interviste con lo scrittore ed artista Eric K Lerner (http://www.voiceofthoth.com/), la cui diagnosi di HIV positivo ha portato in lui un cambiamento nel suo atteggiamento spirituale, il quale lo ha, infine, condotto alla sua iniziazione come sacerdote della Santeria o Santero.

Tra tutte le varie domande, che ho posto ad Eric, ce n’era una riguardante l’uso del sangue nell’arte e come era visto all’interno della comunità della Santeria. Ho fatto preciso riferimento al lavoro di Ana Mendieta.

Eric ha risposto:

 ‘Nel caso di Mendieta, non so se era stata fatta Santo (i.e. era stata iniziata come santera o sacerdotessa, [NdA]), e questo avrebbe mantenuto un punto di vista su una prospettiva dottrinale del sul lavoro. Di regola, il tabù su un sacerdote che usa prodotti del suo corpo, come sangue, capelli e unghie, nel suo lavoro creativo, fa riferimento, a livello pratico, ad una questione di sicurezza personale, così come il tabù riguardante la modificazione corporea. Se qualcuno riesce ad avere un tuo residuo fisico è nella posizione di poter utilizzare efficacemente della magia nera contro di te. In generale, permettere quel tipo di accesso libero a te stesso non è considerata una buona cosa per chi pratica la Santeria (o per le persone universalmente)’

Quando ho letto per la prima volta il lavoro di Lerner ero stata colpita da una citazione che aveva utilizzato di Narayan Ramos, “La via del sangue ti cura. La via del sacrificio di sangue ti cura”.

C’è un Orisha in particolare nel pantheon della Santeria, Babaluaye, che è indicato per le pestilenze, inizialmente vaiolo e lebbra, ma molto più recentemente, questo ombrello che copriva la definizione di pestilenze, si è allargato includendo anche l’HIV e l’AIDS.

Eric mi ha parlato in molte occasioni della sua responsabilizzazione attraverso la sua relazione con l’orisha Babaluaye e della guarigione che è avvenuta diventando sacerdote della Santeria. 

Quando mi fu diagnosticata per la prima volta l’HIV, era ritenuta una condanna a morte. Questo per me ha sollevato molti  problemi per quanto riguardava la mia intimità fisica. Come puoi condividere il tuo corpo con qualcuno in un atto di amore quando sai che potresti effettivamente uccidere lui o lei trasmettendogli un virus fatale?Mi ha fatto sentire come se io fossi un rischio biologico. Inoltre, non era raro trovarmi in situazioni sociali  dove le persone si rifiutavano di stingermi la mano. Un punto dell’etichetta della Santeria è quello di fare moforibale, che consiste nel  prostrarsi ai piedi del sacerdote più anziano e chiedere la sua benedizione, e lui di accoglierti alzandoti. (Teologicamente, si ritiene che sia il sacerdote Orisha a sollevarti). Una volta divenuto sacerdote, le persone si prostravano ai miei piedi e mi chiedevano di accoglierle e sollevarle. Potete immaginare come, alla luce delle mie esperienze come persona socialmente stigmatizzata, mi potessi sentire? Ho iniziato a pensare a me stesso in modo molto diverso. Oggi, credo sinceramente che, se consento alle persone ti avvicinarmi fisicamente, sto trasmettendo loro un privilegio. Vedo il mio essere fisico come onorato di rappresentare una dea vivente.

Nella nostra intervista ho trovato interessante quando ha parlato della sua iniziazione alla pratica della Santeria, ha detto che vi erano altri malati di HIV e AIDS nel suo gruppo. Questo può essere stato un riflesso indicativo del gruppo socio economico che costituisce la maggioranza dei praticanti di Santeria, oppure dei loro padrini o sacerdoti che sono gay, ma Eric ha sottolineato che queste persone si sono dirette verso la Santeria dopo le loro diagnosi, e, secondo lui, lavorare all’interno di una tradizione che utilizza il sacrificio di sangue come rito di devozione, ha migliorato le loro vite e ha avuto un effetto curativo.

 

Mortificazione

I rituali a base di sangue che hanno ottenuto popolarità, e sono stati quasi accettati in anni recenti, sono quelli utilizzati dal movimento moderno primitivo, che include l’arte del tatuaggio, della mortificazione, l’auto mutilazione e il gioco con il corpo.

Ho trovato interessante vedere persone, che sono parte di questo fenomeno, mostrare con orgoglio le loro cicatrici e bruciature, non come un marchio di disturbo ma come un marchio di appartenenza, iniziazione, oppure una specifica via di devozione.

Versioni occidentalizzare del trasporto kavadi, effettuato al Festival Hindu di Thaipusam e dai Savite Hindu, le cerimonie dei nativi americani, come la Danza del Sole Oglalas Sioux e la cerimonia Manan O-Kee-Pa, sono utilizzate in un numero crescente delle comunità, per ragioni sia spirituali che di spettacolo.

Leggendo tomi come quello di Favazza, ‘Bodies under Siege: Self Mutilation and Body Modification in Culture and Psychiatry’ (Favazza, A.R 1996), ciò che mi colpisce, per prima cosa, è come l’autore rifiuta di collocare il movimento moderno primitivo all’interno della categoria patologica e, dall’altro, il sottostante ceppo di solitudine e isolamento che può essere parte dell’autolesionismo delle persone mentalmente malate.

Sentimenti di alienazione dalla società e dal proprio stesso corpo sembrano attingere a qualche conoscenza collettiva inconscia; il rilascio del sangue e la marcatura di sé possono essere utilizzate per entrarvi, o al di fuori possono essere mezzi di espressione spirituale e utilizzati per segnare un rito di passaggio.

Favazza sottolinea in diversi passi nel suo libro che l’autolesionismo è, in realtà, una tecnica praticata per istinto di sopravvivenza.  Si sacrificano parti di se stessi per il bene del tutto.

Non voglio negare che ci siano alcune persone molto malate, nella società occidentale contemporanea, che procurano del male a se stesse come parte della manifestazione della loro malattia, ma ci sono anche persone che lo fanno perché questo è ciò che sono e come esse operano. Trovare un posto per queste espressioni, rintracciando propri simili e un accompagnamento spirituale, elimina quel qualcosa che potrebbe farla considerare una follia e la rende semplice espressione personale, anche se tale da non essere facilmente accettata all’interno della cultura occidentale.

Raven Kaldera, autore di ‘Dark Moon Rising: Pagan BDSM and the Ordeal path’  (Kaldera 2006) descrive se stesso e la sua sessualità in termini di: essere un ‘sick fuck’ (malato sessuale [NdT]) che può solo divenire sessualmente eccitato con la presenza di sangue e dolore, reale o immaginario. Tuttavia continua a descrivere come, attraverso la conoscenza e l’accettazione di chi e cosa egli è, ha trovato un posto per se stesso come Sciamano e ordeal master, e con questo la responsabilità del relativo giusto comportamento.

Nel libro di Adam Phillips, ‘On Flirtation’, Phillips commenta che la psicoanalisi promuove inevitabilmente e istituzionalizza l’idea di una vita esemplare.

Ci sono alcuni di noi che sono diversi, che non rientrano nei ranghi standardizzati di una ‘vita esemplare’.

Non nego ad alcun tribunale popolare l’idea di non rientrare nel modulo standard e, nel momento in cui un determinato comportamento o espressione vengono normalizzati, si ha bisogno di passare ad una forma più radicale di espressione personale; ma nel complesso si deve comprendere che, gli esseri umani, non sono una massa omogenea che può rientrare in una categoria. Bisogna essere consapevoli delle contraddizioni delle vie delle così dette società moderno primitive, che sono non solo disposte a fare delle eccezioni, ma in realtà celebrano ciò che è diverso, mentre la più ‘avanzata’ Cultura Occidentale si sforza ancora di distruggere ciò che non può essere classificato.

L’epilogo del libro di Favazza è intitolato ‘Body Play: State of Grace or Sickness?’ (‘Gioco corporeo: Stato di grazia o malattia?’ [NdT]) ed è scritto dal padre del movimento primitivo moderno, Fakir Musafar.

In questo capitolo Fakir parla di un talk show televisivo in cui sono apparsi lui, Favazza e Raelyn Gallina, tutti loro praticano il cutting  all’interno del contesto di un rituale socializzato.

Con loro c’era anche una donna che aveva speso molti anni in varie forme di terapia per la sua inveterata pratica di autolesionismo. Il pubblico dello studio, inoltre, conteneva un gran numero di praticanti del movimento moderno primitivo. L’espressione sul viso della donna quando ha realizzato che vi erano altri così come lei, i quali non erano considerati mentalmente insani e non erano trattati come tali, ma avevano trovato un posto per la loro espressione, era esauriente.

Credo che gli atti di cui sopra siano atti di devozione identici a quelli di artisti come Steed Taylor, Keith Theriot e Ana Mendieta, i quali attuavano riti di devozione di sangue attraverso le loro opere artistiche: così toccano tutti all’interno di una corrente di consapevolezza primitiva, utilizzando la creatività per esprimere i loro bisogni spirituali nel sangue.

L’oggetto della loro devozione non è necessariamente un dio o degli dei al di fuori di loro stessi e, in molti modi diversi, può essere vista come una pratica di orientamento della propria espressione interiore della divinità.

Nondimeno, come il veicolo umano nei culti di possessione che apre se tesso per essere posseduto dai loro dei, gli atti di cui sopra sembrano essere similari atti di sacrificio, che portano a una maggiore consapevolezza del divino.

 

Conclusioni

I rituali di sangue sono tra i più antichi riti dell’umanità  a noi conosciuti  e sono stati investiti di un potere enorme nei riti religiosi, di guarigione e di trasformazione. Ciò che ho raccontato fin’ora è una piccola parte della ricerca che ho condotto su questo argomento.

A causa dei vincoli di tempo non ho esplorato nei dettagli i riti di devozione di sangue contemporanei, come quelli praticati nella messa Gnostica con il loro sacramento contenete sangue mestruale, gli adattamenti delle patiche Tantriche, oppure il culto del Vampiro, per citarne solamente alcuni.

Non sono neanche andata nelle specifiche dei differenti tipi di sangue utilizzati nei riti di devozione e dei loro effetti.

Mi sono concentrata sull’espressione creativa dei riti di devozione di sangue nella società occidentale contemporanea.

Uno degli aspetti, che ho trovato molto interessante nella mia ricerca è che, l’aumento, all’interno delle società, dell’accettazione di riti di devozione di sangue si è verificato POST avvento delle malattie basate sul sangue come l’AIDS

Il termine Moderno Primitivo non è stato coniato fino al 1985 e, prima di quel momento, la maggior parte delle attività di questo genere erano notevolmente underground e limitate alle S e alle M della scena Gay.

In teoria si potrebbe pensare che l’AIDS avrebbe reso certe pratiche ancora più dei tabù, ma forse, questo tabù rafforzato intorno al sangue, ha anche creato un aumento della sanità del suo utilizzo, specialmente se si ricordano le parole di Francis Huxley (Huxley, 1956.p144-145), con le quali chiuderò il discorso:

‘I tabù sono sempre imposti quando è in atto un processo di trasformazione… quando gli esseri umani si trasformano il processo viene chiamato rito di passaggio…è un rito che consente alle persone di passare da uno status ad un altro…Tutti questi riti sono rivestiti dai tabù.’

 

Bibliografia

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Favazza, Armado R, Bodies under Siege: Self Mutilation and Body Modification in Culture and Psychiatry, Baltimore e Londra, The John Hopkins University Press, 1996.

Girard, Rene, Violence and the Sacred, Londra-New York, Continuum, 2006.

Huxley, Francis, Affable Savages, London. Rupert Hart-Davies, 1956.

Kaldera, Raven, Pagan BDSM and the Ordeal Path, Hubbardston, MA.Asphodel, 2006.

Diego de Landa, Friar, Yucatan Before and After the Conquest, New York, Dover, 1978.

Lindsay, Arturo (editor), Santeria Aesthetics in Contemporary Latin American Art, Washington e Londra, Smithsonian, 1996.

Neihardt, John G (as told to), Black Elk Speaks, Lincoln e Londra, University of Nebraska Press, 1979.

Phillips, Adam, On Flirtation, Harvard, Harvard University Press, 1996.

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Van Baaren.Th.P, Theoretical Speculations on Sacrifice, Numen, Vol 11, Fasc.1, pp 1-12), gennaio 1964.

 

 

[1] [NdT] HCV meglio nota come Epatite C, un’infiammazione del fegato che crea in alcuni casi una affezione cronica. La particolarità di questa Epatite sta nel fatto che molto spesso non ci si accorge di esserne malati,  se non anche 10 anni dopo il primo contagio.

[2] [NdT] Il cutting è una particolare forma di scarnificazione che implica l’incisione o il taglio della pelle.