Culti di Cthulhu – H.P. Lovecraft e la Tradizione Occulta

“Che non è morto quello che può giacere eterno,
e con strani eoni persino la morte può morire”.

 

H.P. Lovecraft, ‘La città senza nome’, 1921

 

Negli anni ’20 una rivista americana di fantasy e narrativa d’orrore chiamata Weird Tales iniziò a pubblicare storie di un autore allora sconosciuto di nome H.P. Lovecraft. Mentre i suoi contributi divennero sempre più regolari le storie iniziarono a formare internamente una mitologia consistente e auto-referente, creata dalla realizzazione dei sogni dell’autore e dai suoi impulsi intuitivi. Anche se egli esternamente espose una concezione totalmente razionale e scettica sull’universo le sue esperienze dal mondo dei sogni gli permisero di avere visioni di luoghi ed entità al di là del mondo della realtà mondana; e dietro la sua prosa pomposa e spesso eccessiva giace una visione e una comprensione delle forze occulte che è direttamente rilevante alla Tradizione Magica.

Howard Philipp Lovecraft nacque il 20 agosto del 1890 a Providence, Rhode Island, al 454 di Angell Strett – la casa della sua nonna materna, Whippli V. Phillips. I suoi genitori, Winfield Scott Lovecraft e Sarah Susan Phillips erano di discendenza inglese, e lungo tutto l’arco della sua vita Lovecraft rimase un devoto anglofilo. Winfield Lovecraft, un viaggiatore commerciante, spese molto del suo tempo lontano dalla casa di famiglia e come risultato ebbe poca influenza sul giovane Lovecraft. Tre anni  dopo la nascita di suo figlio fu internato in uno ospedale psichiatrico dove morì nel 1898 di “paralisi generale del folle”,  lo stadio finale della sifilide. Come risultato Lovecraft iniziò a mostrare segni di essere ‘differente’ – poteva leggere con facilità all’età di quattro anni e stava delle ore nella libreria fornita di suo nonno, studiando volumi di storia e di mitologia. Suo nonno lo introdusse inoltre ai racconti di folklore locale  e di miti che egli in seguito utilizzò nelle sue evocazioni dei paesaggi immaginari del New England di Arkham, Dunwinch e Innsmouth.

Egli iniziò i suoi studi alla Hope High School, a Providence, ma fu in gran parte autodidatta  a causa di una costituzione instabile che lo portò a lunghi periodi di assenza dalla scuola. Preferì la compagnia degli adulti rispetto a quella degli altri bambini che lo disdegnavano a causa della sua natura delicata e della precoce intelligenza. Invece di unirsi ai loro giochi giovanili egli sviluppò attraverso la scrittura il suo proprio mondo interiore, della immaginazione, ed all’età di 15 anni produsse la sua prima storia d’orrore ‘La Bestia nella Cava’. Nel 1914 egli inviò una serie di articoli alla United Amateur Press Association ed ai giornali locali, differendo nei contenuti dall’astronomia alla filosofia, alle sue prime storie dell’occulto e del soprannaturale. Durante questo tempo inoltre iniziò le comunicazioni epistolari che dovevano divenire uno dei massimi piaceri della sua vita (Ad un certo momento Lovecraft aveva più di un centinaio di corrispondenti regolari e  di fatto le sue lettere esistenti sovrastano considerevolmente la sua narrativa – una stima indica il numero totale delle lettere scritte da Lovecraft a  più di 100.000).

D’altro canto non fu fino al 1917 che Lovecraft considerò seriamente di scrivere. La famiglia a causa di difficoltà finanziarie era stata obbligata a lasciare la casa a Angell Strett e Lovecraft scoprì presto di essere incapace di guadagnarsi la vita (infatti visse la maggior parte della sua vita in uno stato di privazione finanziaria e semi-povertà, sopravvivendo con appena 15 dollari a settimana). La condizione mentale e fisica di sua madre declinò rapidamente e nel 1919 entrò al Butley Hospital dove morì nel maggio 1921 dopo una malattia prolungata.

La breve storia di Lovecraft, ‘Dagon’, scritta nel 1917 fu pubblicata da Weird Tales nell’ottobre del 1923, l’anno dell’apparizione della rivista. Nello stesso anno egli compì il suo primo viaggio a New York per visitare il poeta Samuel Loveman e anche per incontrare Sonia H. Greene, un membro compagno della Amateur Press Association. Lovecraft stava corrispondendo dal 1921 con Sonia, una donna di alcuni anni più anziana di lui, e aveva inoltre lavorato alla revisione di alcuni suoi testi. Dopo l’incontro la loro amicizia si approfondì e si sposarono il 3 marzo 1924. Ma Lovecraft non si abituò a questa nuova vita e la coppia si separò dopo appena due anni. Lovecraft trovò la metropoli urbana di New York insopportabile e i suoi sentimenti di repulsione per la città gli diedero l’ispirazione per la sua storia, ‘L’Orrore a Red Hook’. Dopo la fine del suo matrimonio Lovecraft ritornò a Providence dove visse come un semi-recluso nella casa della sua zia rimasta, Anne Phillips Gamwell. Con l’eccezione di spedizioni all’esplorazione di antiquari in vari parti del paese (incluso visite a Boston, Quebec, New Orleans e Philadelphia) e brevi viaggi per esaminare siti storici nel New England (tali come i megaliti preistorici a Shutesbury, Massachusetts) egli rimase a Providence per il resto della sua vita. Dopo il suo ritorno alla città natale Lovecraft si concentrò esclusivamente sulla scrittura, lavorando di notte e dormendo durante il giorno, con le imposte chiuse. Intraprendendo lunghi notturni vagabondaggi egli avrebbe visitato le scene della sua infanzia dove aveva composto le sue prime storie e che avevano un fascino profondo, nostalgico per lo scrittore adulto. Nell’inverno egli raramente lasciava i confini della casa a causa dell’orrore patologico delle temperature sotto i 70°F – vi è un aneddoto che racconta che al momento in cui si avventurò fuori mentre la temperatura era a 30°F immediatamente si accasciò al suolo avendo bisogno di un aiuto medico per riprendersi. Egli espresse una marcata avversione per il mare, soffrì di terribili mal di testa e fisicamente mostrò segni di denutrimento.

Egli fu inoltre soggetto a sogni particolarmente vividi e lucidi, soffrendo di incubi virtualmente ogni notte della sua vita. Durante la sua infanzia fu visitato in sogno da creature che egli chiamò ‘I Magri Notturni’. Queste apparizioni senza volto, con ali di pipistrello, lo avrebbero portato a scene bizzarre di torreggianti cime di montagne – un paesaggio archetipo che trovò espressione nella sua narrativa come ‘l’abominevole altipiano di Leng’. E fu durante tali esperienze notturne che molte delle sue più potenti immagini ebbero origine – spesso trasferite alla carta in una maniera virtualmente identica a quella della ‘scrittura automatica’, come fu il caso nella trascrizione del suo poema in prosa ‘Nyarlathotep’. In una lettera a Reinhardt Kleiner, datata 4 dicembre 1921, egli scrive:

“Nyarlathotep è un incubo – un fantasma reale di me stesso, con il primo paragrafo scritto prima che io mi fossi svegliato completamente. Io mi sono sentito in uno stato esecrabile di recente – intere settimane che sono passate senza riposo dai mal di testa e dalle vertigini e per  un lungo periodo tre ore era il  mio estremo limite per un lavoro continuo…Aggiunto alle mie malattie continue vi fu un problema oculare insolito che mi impedì di leggere i caratteri bene – un curioso tirare di nervi  e muscoli che mi spaventò abbastanza durante le settimane che esso persistette. In questa oscurità arrivò l’incubo degli incubi – il più realistico e orribile che io abbia sperimentato dall’età di dieci anni – la cui pura odiosità e l’oppressione spaventosa io posso solo debolmente rispecchiare nella mia fantasia scritta….

Mentre ero trascinato nell’abisso emisi un grido assordante…e l’immagine cessò. Sentivo un grande dolore, la fronte madida di sudore e le orecchie che mi ronzavano, ma avevo solamente un impulso automatico, quello di scrivere e preservare l’atmosfera di paura senza pari, e prima che me ne rendessi conto avevo acceso la luce e stavo scarabocchiando disperatamente. Non avevo idea di quello che stavo scrivendo e dopo un momento desistetti e mi bagnai la testa. Quando fui completamente sveglio mi ricordai tutti gli incidenti ma avevo perso il brivido squisito della paura – la sensazione reale della presenza dell’orrendo sconosciuto. Guardando a quello che avevo scritto fui sorpreso dalla sua coerenza. Il testo comprende il primo paragrafo del manoscritto che ti allego, solamente tre parole sono state cambiate”[1].

Lovecraft è un caso particolarmente interessante di trasmissione di ‘conoscenza occulta’ attraverso il sogno nel senso che egli fu uno dei pochi autori a scrivere effettivamente sul soprannaturale senza una credenza conscia nel materiale che stava concependo. Al contrario negò violentemente la possibilità dell’esistenza di fenomeni occulti, anche se consapevole di impiegare la loro manifestazione come un mezzo narrativo. Nondimeno questa negazione intellettuale nelle sue lettere ed in conversazioni con amici è smentita dalla soggettiva certezza di quello che egli scriveva di tali materie, come evidenziato nella sua narrativa – indicando una dicotomia dinamica tra gli aspetti razionali e intuitivi della sua psicologia.

Con l’apparizione di storie susseguenti si delineò un modello soggiacente nell’opera di Lovecraft. Nel tema centrale di ‘La chiamata di Cthulhu’, scritto nel 1926, questo disegno è rivelato chiaramente. Il soggetto della storia è la suggestione che durante certi momenti, quando le congiunzioni delle stelle assumono l’aspetto corretto, certe forze oscure possono influenzare individui sensitivi, dandogli visioni degli “Antichi”, alieni simili a divinità di origine extra-terrestre. Queste entità esistono in un’altra dimensione o su un livello vibrazionale differente e possono entrare solo in questo universo attraverso specifiche ‘aree finestre’ o cancelli psichici – un concetto fondamentale a molte tradizioni occulte. Cthulhu è l’Alto Sacerdote degli “Antichi”, seppellito nella città sommersa di R’lyeh, dove egli aspetta il tempo del loro ritorno. Egli è descritto come un essere alato, antropoide, tentacolare di immensa grandezza, formato di una sostanza semi-viscosa che si ricompone dopo la sua distruzione apparente alla conclusione del racconto. La narrativa fornisce inoltre evidenza, tratta da fonti varie archeologiche e mitologiche, della continua esistenza di un culto dedicato al ritorno degli Antichi, i cui esponenti si estendono dagli abitanti delle Isole dei Amari del Sud agli angakoks di Greenland ed ai praticanti del voodoo nel Sud degli Stati Uniti.

Lovecraft inoltre da una breve descrizione del mondo dopo il nuovo ritorno da parte degli Antichi:

“Il tempo sarà facile da riconoscere perché allora l’umanità sarà diventata come gli Antichi: liberi e selvaggi al di là del bene e del male, con leggi e morali gettate via e tutti gli uomini a gridare e uccidere e a far baldoria nella gioia. Allora i liberati Antichi dovrebbero insegnare a loro nuovi modi di gridare e uccidere e far baldoria e compiacere se stessi e tutta la terra brucerà con un olocausto di estasi e libertà”[2].

Vi è una similarità marcata tra questo passaggio e gli insegnamenti di molte società segrete reali del passato, incluso gli Assassini, gli Gnostici e i Templari, ma in particolare con la “Legge di Thelema” come esposta da un contemporaneo di Lovecraft, Aleister Crowley. La principale distinzione è quella di una interpretazione morale – dove Lovecraft riconosceva i suoi dei antichi come essenzialmente malvagi Crowley vedeva il ritorno di tale divinità ataviche come esseri in pieno accordo con ‘la progressione degli Eoni’.

Dopo ‘La chiamata di Cthulhu’ Lovecraft produsse una serie di una dozzina di storie tra loro connesse che contengono il nucleo centrale della mitologia che più tardi divenne conosciuta come ‘I Miti di Cthulhu’. In queste storie egli descrive vari riti – che sopravvivono sulla terra sin dal regno primordiale degli Antichi e che sono stati preservati in tempi più recenti nei grimori esoterici tali quali il Necronomicon – attraverso i quali l’evocazione delle divinità antiche poteva essere effettuata. Ne ‘Il caso di Charles Dexter Ward’ egli suggerisce che le radici vere delle arti magiche giacciono nella venerazione rituale di questi esseri trans-dimensionali, attribuendo una fonte comune e unificante ai molti e diversi lidi della credenza occulta. Lungo i secoli queste cerimonie sono state osservate e mal interpretate in termini di magia nera e adorazione del diavolo.

Un punto da notare qui è che Lovecraft non usò mai il termine ‘Miti di Cthulhu’, introdotto dopo la sua morte dal suo protetto August Darleth. Cthulhu è solamente una delle divinità del panteon che include Yog-Sothoth, Azathoth, Nyarlathotep e Shub-Nigguraht, tra gli altri. Le manifestazioni di questi esseri varia da storia a storia,  alcune volte essi sono descritti come puramente supernaturali, mentre in altri momenti essi appaiono come extraterrestri con concreta esistenza fisica, ed in altre una particolare divinità può essere legata ad entrambi i modi all’interno dello stesso testo. Comparando i riferimenti ad ognuna di queste divinità nelle storie dei Miti è possibile ricostruire le loro inter-relazioni in termini di una gerarchia ed esaminare le corrispondenze tra il panteon immaginario di Lovecraft e quello di sistemi religiosi e mitologici pre-esistenti.

Fondamentalmente le divinità dei Miti di Cthulhu sono di due gruppi, i Grandi Antichi e gli Antenati, sebbene degli ultimi viene menzionato col nome solamente Nodens. Tra l’Ultimo Caos e il Mondo Fisico vi è Yog-Sothtoth e Azathoth che prende parte al dominio sulla divinità minori, razze pre-umane e l’umanità.

Yog-Sothoth è la manifestazione esteriore del Caos Primordiale, la porta attraverso la quale quelli che stanno all’esterno devono entrare. Ne ‘L’Orrore di Dunwich’ Lovecraft scrive:

“Gli Antichi erano, gli Antichi sono, e gli Antichi saranno. Non negli spazi che noi conosciamo ma tra di essi. Essi camminano calmi e primitivi senza dimensione e per noi invisibili. Yog-Sothoth conosce l’entrata. Yog-Sothoth è l’entrata. Yog-Sothoth è la chiave e il guardiano dell’entrata. Passato, presente, futuro sotto tutt’uno in Yog-Sothoth. Egli conosce dove gli Antichi entrarono nell’antichità e dove essi rientreranno di nuovo”[3].

Il suo ordine di esistenza è parallelo al concetto dell’universo come esplicato nel misticismo Indu e Orientale, ‘un Tutto in Uno e Uno in Tutto di essere e Sé illimitato’. Come tale una particolare forma fisica non può essere ascritta a Yog-Sothoth, sebbene in “L’Orrore di Dunwich”, il frutto della sua unione con Lavinia Whateley è paragonato ad un polpo, un millepiedi o ragno. La formula della evocazione di Yog-Sothoth è data ne ‘Il Caso di Charles Dexter Ward’ dove esso forma parte delle opere necromantiche del mago Joseph Curwen.

Il rispettato occultista inglese Kenneth Grant ha descritto Yog-Sothoth come incarnante “la suprema e ultima blasfemia nella forma dell’Eone (yog o yuga) di Set (Sothoth=Set+ Thoth)”[4]. Sull’Albero qabalistico della Vita Yog-Sothoth può essere attribuito a Daath, l’undicesima (o ‘non’) sephirah, dove l’identificazione è con Choronzon, il Guardiano degli Abissi, che Crowley chiamò “il primo e più mortale dei poteri del male” e il cui numero, 333,  è quello del Caos e della Dispersione.

Fondamentalmente Yog-Sothoth può essere considerato come la manifestazione positiva del Fuoco; magicamente per attivare lo Spirito, essendo la sua stazione cardinale il Sud immediato.

Azathoth regna sull’universo, “il dio cieco idiota…Il Signore di Tutte le Cose, circondato dalla sua orda di danzatori senza mente e amorfi, e cullato dal dolce monotono suono di un flauto demoniaco tenuto in mani ignote”[5].

Mentre Yog-Sothoth abbraccia lo spazio dell’infinito Azathoth rappresenta il principio opposto nel quale egli comanda al cuore del Caos, il punto centrale di un universo permeato dall’influenza di Yog-Sothoth. La loro relazione potrebbe essere definita come la riconciliazione di espansione e contrazione infinite. In termini fisici Azathoth si manifesta come la vasta energia distruttiva inerente nella particella atomica che è rilasciata con la fusione nucleare. Egli è l’antitesi della creazione, l’ultimo aspetto negativo del Fuoco Elementare. Magicamente la sua attribuzione è allo Spirito passivo.

Dipendente dal ‘dio idiota’ vi è un gruppo riferito come ‘Gli Altri Dei’ – i danzatori amorfi che accompagnano Azathoth al trono del Caos.

La loro anima e messaggero è Nyarlathotep,”il Caos Strisciante”, che media tra gli Antichi e loro seguaci umani. Il suo avatar si manifesta come una figura umana vestita di nero, con la pelle nero lucida ma con sembianze Caucasiche. In questa forma egli è riconoscibile come “l’Uomo Nero del Sabbath delle Streghe” – una incarnazione comunemente associata con Satana. Egli è dipinto nei trattati del Diciassettesimo secolo sulla stregoneria come una creatura con una pelle ebano, il lungo vestito nero di un prete ed un cappello conico – una descrizione resa concreta dalle testimonianze di individui sia in Europa che nella Nuova Inghilterra di Lovecraft.

L’apparizione fisica di Nyarlathotep  inoltre è paragonabile in modo sorprendente a quella dell’entità astrale Aiwaz che comunicò il testo conosciuto come Il Libro della Legge ad Aleister Crowley al Cairo nel 1904, inaugurando così il presente Eone di Horus. Crowley descrive Aiwaz come:

“Un uomo alto e scuro di trent’anni di età, con il viso di un re selvaggio, e occhi velati in quanto il loro sguardo distruggerebbe quello che essi vedono”.

 

Secondo Grant il Culto di Aiwaz “può essere fatto risalire a un periodo che ispirò la tradizione nella lontana età Draconiana che si protrasse fino alle dinastie oscure, i cui monumenti furono distrutti dagli opponenti del culto antico”. É interessante notare che Lovecraft stesso specificatamente mise in relazione l’adorazione di Nyarlathotep all'”Egitto pre-dinastico”, poema in prosa intitolato in eponimo.

L’aspetto elementale di Nyarlathotep è Aether, il medium comunicante dello spazio interstellare (o nella terminologia di Lovecraft “il Vuoto che Ascolta”).

Shub-Niggurath è il “Nero Capro dei Boschi con un Migliaio di Giovani” un titolo che fa supporre la proliferazione geometrica delle creature sulla Terra. Egli è il Dio Cornuto delle società pagane agricole dell’antico mondo, rappresentando fertilità ed energia sessuale. Nella mitologia Greca il suo archetipo è Pan, metà-uomo e metà-capro. Al momento che la Cristianità iniziò a rimpiazzare il paganesimo l’immagine di Pan divenne il prototipo del diavolo cristiano e fu associata con le pratiche del Satanismo, sebbene l’adorazione del Dio Cornuto avesse preceduto la Cristianità di almeno di un migliaio di anni.

Nel 1919 Aleister Crowley pubblicò un poema intitolato “Un inno a Pan” nel quale egli evocò la corrente di energia sessuale come essa appartiene alla magia cerimoniale e che egli spesso incorporò nelle sue operazioni magiche. L’esclamazione “Io Pan!” che conclude il poema corrisponde al grido di “Ia! Shub-Niggurath” che viene presentato in diverse storie di Lovecraft in relazione all’adorazione del dio-capro. Questa similarità fa nascere la questione della familiarità di Lovecraft con il lavoro di Crowley: egli potrebbe aver visto una copia de L’Equinozio, il volume di saggi raccolti in cui per la prima volta apparì “Inno a Pan”, nella Biblioteca Widener  a Harvard che ne ottenne una copia nel Dicembre 1917. D’altra parte, da riferimenti a Crowley in una delle lettere di Lovecraft, identificandolo con una figura in una storia di H.R. Wakefield6, sembrerebbe inverosimile che Lovecraft sapesse molto della “Grande Bestia” eccetto che per la reputazione.

La natura elementare di Shub-Niggurath è quella della Terra, simbolizzata dal segno del Toro. La sua stazione è il Nord.

Hastur è la “voce degli Antichi” – una divinità elementare assegnata all’Aria, o il vuoto dello spazio esterno. Sulla terra la stazione di Hastur è l’Est ed il suo segno l’Acquario.

Il dio Dagon fu preso da Lovecraft dai testi antichi Ebraici nel quale figura come un Dio dei Filistei. Nei Miti egli è il Progenitore dei Mari, l’equivalente acqueo a Shub-Niggurath e Signore dei Profondi anfibi. La sua attribuzione elementare è l’Acqua, e il suo numero è 777.

Cthulhu stesso è chiamato “L’Alto Sacerdote dei Grandi Antichi”. Suoi diversi titoli includono “Colui che deve venire”, “Signore di R’lyeh” e “Signore dell’Abisso Acquoso”. Cthulhu è l’iniziatore della visione-sogno inviata all’umanità dalla città-tomba di R’lyeh. La formula della sua invocazione è fornita da Lovecraft nella curiosa frase rituale, di origine non umana, che è cantata dagli adoratori del culto di Cthulhu:

“Ph’nglui mglw’nafh Cthulhu R’lyeh wgah’nagl fhtagn”.

 

Cthulhu rappresenta l’Abisso dell’Inconscio o mente sognante, e astrologicamente il segno dello Scorpione. Cerimonialmente egli è riferito all’Ovest (Amenta, o nell’antica religione Egiziana il Luogo dei Morti) e geograficamente al sito di R’lyeh nel Sud Pacifico (le esatte coordinate si trovano in “La chiamata di Cthulhu“).

Come già dichiarato Nodens è il solo membro degli Dei Antenati ad essere menzionato col nome e Lovecraft non da ulteriori informazioni riguardo ad esso. Il segno degli Dei Antenati è descritto come un pentagramma dritto contenente un sigillo a forma di occhio. I punti del pentagramma simbolizzano i quattro elementi più quello dello Spirito, il quinto o ‘nascosto’ elemento. Combinati essi bilanciano la natura mono-elementare degli Antichi, suggerendo che gli Dei Antenati possono esistere in un piano più alto. L’occhio suggerisce l’apertura come l’Ajna Chakra o Terzo Occhio simbolizzando la facilità della visione astrale.

In un certo senso gli esseri descritti precedentemente sono designati ‘divinità’ nel senso che essi sono adorati da un gran numero di altri esseri, sia umani che non umani. Tra questi vi sono ‘La Razza degli Antenati’ che abitarono la Terra in tempi preistorici e dalla cui presenza deriva la reale esistenza dell’uomo.

La prima di queste razze a visitare la Terra fu “Gli Antichi” che scesero dalle stelle per costruire la loro città di pietra nera sul continente di Antartide. Essi sono descritti come aventi teste a forme di stella marina e corpi tubolari coperti con tentacoli e ciglia. I loro servitori sono i senza mente, i protoplasmici “Shoggoths”. Nel romanzo “Alle montagne della Follia” Lovecraft registra le guerre che ebbero luogo tra gli Antichi e altre razze extra-terrestri all’alba del tempo. Questi altri gruppi includono la Razza di Cthulhu, cefalopodi alati che costruirono la città ora sommersa di R’lyeh.

Gli “Oscuri” descritti da Lovecraft ne “L’Ombra su Insmouth” sono i servitori semi-umanoidi, acquatici, di Dagon. In certi momenti nel passato essi si avventurarono nella terra  e si unirono con gli umani producendo una progenie degenerata che può essere riconosciuta  dalla fisica caratteristica ittiologa conosciuta come “Lo sguardo di Insmouth”, riferendosi al porto della Nuova Inghilterra i cui abitanti si erano incrociati con gli Antichi.

Colui che sussurra nell’oscurità” riferisce di un terzo gruppo d’entità non umane che hanno origine dal pianeta Yuggoth (o Plutone). Essi sono creature simili ai granchi, fungoidi nella sostanza, che Lovecraft lega al Mi-Go, o Uomo Abominevole delle Nevi dell’Himalaya.

L’ultimo tipo che Lovecraft descrisse in dettaglio è “La Grande Razza” che occupò il continente dell’Australia circa 150.000 anni fa. Al contrario delle altre razze menzionate precedentemente sembra che questo gruppo sia originario della Terra. Fisicamente erano esseri a forma conica, la testa e gli organi attaccati agli arti estendibili che uscivano fuori dai loro apici. Secondo la storia “L’Ombra fuori dal Tempo” la Grande Razza era capace di effettuare il trasferimento di mente con qualunque essere vivente ed aveva accumulato una grande collezione di informazioni sulle varie culture che esistono nell’universo.

Questo completa il panteon delle entità non-umane. A sua volta l’adorazione dei Grandi Antichi è continuata sulla terra da parte di società segrete le cui tradizioni e rituali  preservano la conoscenza occulta di queste Razze Antenate. Lovecraft documenta tre di tali culti, “Il Culto di Cthulhu”, “L’Ordine Esoterico di Dagon”, centrato a Innsmouth (attualmente Newbury Port, Massachusetts) e “La Setta della Saggezza Stellare”. In “Il cacciatore nell’oscurità” Lovecraft descrive come l’ultima setta teneva incontri in una chiesa a Providence dove comunicava con un avatar di Nyarlathotep attraverso un oggetto magico conosciuto come “Il Brillante Trapezohedron”.

Il nome “Saggezza Stellare” richiama quello della Argentum Astrum di Crowley  o Ordine della Stella d’Argento fondata nel 1907. La ‘Stella d’Argento’ rappresenta Sirio da cui emana la corrente magica rappresentata sulla Terra dall’entità Aiwaz.

Un altro contemporaneo di Lovecraft le cui scritture contengono molte similarità e corrispondenze è Helena Petrova Blavatsky, la famosa occultista teosofista e autrice de La Dottrina Segreta. Questa vasta opera è di fatto un commentario esteso a Il Libro di Dzyan, esso stesso un estratto frammentario dal ‘Mani Koumbourm‘, le sacre scritture degli Dzugarians, una razza antica che abita le regioni montagnose del nord del Tibet. Questi testi raccontano di come la terra fu una volta posseduta da esseri caotici che si dice abbiano attraversato l’abisso da un altro universo attraverso l’intervento di forze alleate alla causa dell’Ordine. Questa storia cosmica che riferisce di battaglie seguenti con altre primordiali forme di vita mostra un parallelo ovvio con quello che viene descritto nei Miti di Cthulhu.

 

In una lettera datata 25 marzo 1933 Lovecraft scrive,

 

“…solamente l’altro giorno il mio amico di New Orleans E. Hoffman Price…scoprì un ciclo-mitico intensamente pittoresco che tratta dei primi eoni della terra, del continente perduto di Kusha (Atlantide) e Shalmali (Lemuria) e del popolamento della terra da pianeti antichi. Vi è il racconto di un libro segreto in qualche santuario Orientale, parti del quale sono più vecchie della terra stessa….Price mi assicura che è  folklore reale e promette di inviarmi ulteriori particolari”7.

 

E in un’altra lettera8 Lovecraft rivela l’identità del libro segreto come “Il Libro di Dzyan” e identifica il santuario orientale con “Shamballah”.

Madame Blavatsky morì l’8 maggio 1891 della malattia di Bright, una condizione di cui anche Lovecraft soffrì e che contribuì alla sua prematura morte.

Una spiegazione di molte delle corrispondenze ‘occulte’ trovate nell’opera di Lovecraft è stata fornita da Kenneth Grant nelle sue “Trilogie Tifoniane”. Grant suggerisce che il grimorio Lovecraftiano, il Necronomicon, esiste realmente in Akasha, o campo della Luce Astrale. Questa è una riserva eterica che si dice circondi la terra e che trattiene dentro la sua struttura il segno di qualunque evento che è accaduto sin dalla formazione del pianeta. Può essere accessibile a volontà dagli individui che possiedono la necessaria abilità psichica e può essere manipolata per fornire immagini positive. É dai registri di Akasha  che Blavatsky trasmise Il Libro di Dzyan e Crowley trascrisse Il Libro delle Cellule dei Qliphoth – potrebbe essere che Lovecraft possa aver subconsciamente trasmesso Il Libro dei Nomi Morti dalla stessa fonte?

Nella sua realizzazione dei Miti di Cthulhu Lovecraft inoltre si avvalse di un grande raggio di fonti della tradizione storica occulta e del materiale letterario appartenente ad essa. Nel suo saggio “Orrore soprannaturale nella Letteratura” egli menziona lavori accademici tali quali Il Ramo d’Oro di Frazer, ed Il Culto delle Streghe in Europa Occidentale di Margaret Murray, così come autentici grimori quali Le Chiavi di Salomone o Il Libro di Enoch di Dr. John Dee, o ‘Liber Logaeth‘. Egli inoltre lesse la collezione di testi medioevali di Waite, Il Libro di Magia Nera e Patti, la traduzione di Mac Gregor Mathers de La Sacra Magia di Abra-Melin il Saggio e Meraviglie del Mondo Invisibile di Cotton Mathers che documenta il fenomeno della stregoneria centrato intorno a Salem nel 1692. I titoli di questi volumi riecheggiano quelli che furono creati da Lovecraft e i suoi compagni che contribuirono ai Miti di Cthulhu: “De Vermis Mysteriis“, “I Manoscritti Panottici“, “Les Cultes des Ghoules” e “Il Libro di Eibon“.

D’altro canto il più importante di questi tomi immaginari è la creazione di Lovecraft, ‘Al Azif‘ del pazzo Arabo, Abdul Alhazred, o per impiegare il suo nome Greco il Necronomicon. Questo titolo, che a Lovecraft sopravvenne durante il corso di un sogno, viene tradotto come

“NEKROS, cadavere; NOMOS, legge; EIKON, immagine – Una immagine (o Quadro) della Legge dei Morti”

 

In una brossura intitolata “Cronologia del Necronomicon“, pubblicata nel 1936, Lovecraft fornisce una storia suggestiva del libro dannato. Secondo questo saggio il testo originale fu trascritto dal poeata Alhazred a Damasco nell’anno 730 Dopo Cristo. Il titlo ‘Al Azif‘ si riferisce ai suoni notturni fatti dagli insetti che secondo gli Arabi sono le urla dei demoni. (Dalla numerologia della Cabala il suo numero è 129 che rappresenta tra le altre cose ‘un posto di creature rapaci’ e corrisponde alla parola Egiziana Atem, annichilire). Alhazred aveva trascorso dieci anni solo nel grande deserto meridionale di Arabia, il Roba El-Ehaliyeh o “Spazio Vuoto” degli Antichi, che si diceva fosse abitato da spiriti malvagi. Egli aveva esplorato le rovine di Babilonia e le tombe sotterranee di Menfi, visitando la città proibita di Irem. Sotto i resti di una città senza nome nel deserto egli scoprì gli annali di una razza più vecchia dell’umanità che egli trascrisse nell’Azif.

Nel 950 AD il libro fu segretamente tradotto in Greco da Teodoro Fileta di Costantinopoli sotto il titolo di Necronomicon e nel 1228 Olaus Wormius compì la trascrizione latina. Questo testo fu pubblicato due volte, una nella Germania del secolo Quindicesimo ed una volta in spagnolo nel secolo Diciassettesimo. Poco dopo la sua traduzione in Latino il Necronomicon fu bandito da Papa Gregorio IX e si dice che non sia stato più possibile rintracciare una copia Greca dall’epoca dell’incendio di una biblioteca a Salem nel 1692. Una traduzione compiuta da Dee non fu mai pubblicata ed esiste solamente in frammenti ricostruiti dal manoscritto originale. Dei testi latini esistenti uno si pensa che sia presso il British Museum e l’altro alla Biblioteca Nazionale di Parigi. Una copia del secolo Diciassettesimo è nella collezione della Biblioteca Widener  ad Harvard. Probabilmente esistono numerose altre copie – essendo stato il libro rigidamente soppresso dalle autorità della maggioranza dei paesi e da tutti i rami della religione ufficiale.

La menzione del nome di Dee in connessione con il Necronomicon è interessante per il fatto che egli fu uno dei pochi adepti magici del passato che può presentarci una evidenza pratica di comunicazione con entità non umane. Dr. John Dee era l’astrologo della Regina Elizabetta I e lavorò con un numero di chiaroveggenti, o vedenti, fra cui la persona di maggior talento era l’irlandese Sir Edward Kelly. Attraverso l’uso di uno specchio magico di origine Maya Sir Kelly contattò certi spiriti che comunicarono attraverso di lui una serie di “Chiamate” magiche, o Chiavi, in un linguaggio chiamato “Enochiano”. Questo linguaggio da allora è stato studiato e analizzato da molti storici che confermano che esso è di fatto un idioma autentico e coerente, senza alcuna somiglianza con qualunque altro in esistenza. É persino più importante il fatto che in passaggi recentemente decifrati de Il Libro di Enoch sono state scoperte parole che assomigliano ai nomi dei Grandi Antichi così come appaiono nei Miti di Cthulhu.

Da circa l’anno 1930 Lovecraft periodicamente assicurò i suoi corrispondenti di essere vicino a smettere di scrivere ma si sforzò di continuare a produrre nuove narrazioni. Nel 1935, un anno dopo il completamente della sua storia finale “L’ombra fuori dal Tempo“, egli ebbe una malattia che gli fu diagnosticata solo nel 1937 come cancro degli intestini e in quel momento il male si era diffuso in tutto il suo tronco. Fu ricoverato al Jane Brown Memorial Hospital dove morì il 15 marzo 1937 all’età di 46 anni e sepolto tre giorni dopo nella tomba di famiglia al Cimitero di Swan Point.

Dopo la sua  morte il suo amico e corrispondente August Derleth formò la Arkham House Imprint con lo scopo originale di salvare l’opera di Lovecraft dall’oscurità delle riviste di ‘bassa letteratura’ nelle quali la sua opera era apparsa per la prima volta portandolo all’attenzione di un pubblico più vasto (Durante la vita di Lovecraft solamente uno dei suoi racconti “L’Ombra su Innsmouth” era apparsa in forma di libro, prodotta da un editore privato). Nel 1939 l’Arkham House pubblicò la sua prima collezione di storie, L’Outsider e gli Altri. Da allora, molti altri scrittori hanno contribuito ai crescenti annuali dei Miti di Cthulhu, aggiungendo le loro proprie divinità al panteon e creando tomi soprannaturali da aggiungere alla lista dei grimori blasfemi. Questi autori includono molti dei corrispondenti personali di Lovecraft – Clark Ashton Smith, Robert E. Howard, Frank Belknap Long, Robert Bloch e Derleth stesso. Più recentemente elementi dei Miti di Cthulhu sono apparsi nel lavoro di scrittori quali Colin Wilson, Ramsey Campbell e Brian Lumley.

I Miti sono stati inoltre adottati per uso pratico da un numero di gruppi ed organizzazioni contemporanee magiche ed occulte. Anton LaVey, capo della Chiesa di Satana in Calfornia pubblicò i suoi Rituali Satanici nel 1972 ed ha dedicato un intero capitolo alla “metafisica di Lovecraft”, includendo dettagliate descrizioni di due rituali Lovecraftiani, “La cerimonia dei Nove Angoli” e “La chiamata a Cthulhu”. Questi rituali furono trascritti nel linguaggio originale del Necronomicon e tradotti in inglesi dal compagno di LaVey, Michael Aquino9.

Un altro gruppo che impiega elementi di Lovecraft nelle loro operazioni è il Culto del Serpente Nero o “La Couleuvre Noire” un gruppo voodoo che combina i riti del sentiero della mano sinistra con archetipi dei Miti di Cthulhu. Il suo leader, Michael Bertiaux è uno degli adepti capi dell’Ordo Templi Orientis Antiqua e del suo ramo, Il Monastero dei Sette Raggi,  e fu iniziato come un maestro Voodoo-Gnostico in Haiti nel 1963. Nel suo studio sul voodoo del giorno d’oggi, Cults of the Shadow, Kenneth Grant descrive un rituale praticato dal culto con l’intenzione di contattare gli Oscuri in un lago abbandonato nel Wisconsin:

 

“Il culto degli Oscuri fiorì in una atmosfera di vapori umidi e freddezza, l’esatto opposto del fuoco e del caldo generato dalle iniziali cerimonie che includono i riti licantropici che evocano gli abitanti del lago. I partecipanti a questo stadio realmente si immergono nell’acqua fredda ghiacciata dove un trasferimento di energia magico-sessuale avviene tra i sacerdoti e le sacerdotesse mentre sono in quell’elemento”10.

 

Attraverso l’uso di questo rito magico Bertiaux dichiara di avere stabilito il contatto con queste creature che “assumono una sostanza del tutto tangibile”.

Forse Lovecraft stesso ci ha lasciato con una spiegazione piuttosto insoddisfacente della vera provenienza di Miti di Cthulhu. Certamente essa appare di grande valore per quegli individui che correntemente praticano “Le Arti Nere”. Nelle parole di Kenneth Grant, il presente Capo Esterno dell’O.T.O. Tifoniano:

 

“Il grande contributo di Lovecraft all’occulto è nella sua dimostrazione – indiretta come essa era – del potere di controllare la mente sognante che è capace di proiettarsi in altre dimensioni, e di scoprire che vi sono porte attraverso le quali fluisce – nella forma di ispirazione, intuizione e visione – la corrente genuina della coscienza creativa magica”11.

 

Le esperienze occulte di Lovecraft, nascoste come finzione, rivelano l’intrusione di forze in completa simpatia con quei simboli e archetipi acquisiti dalla Blavatsky e Crowley mentre questi erano in contatto con entità astrali “dell’al di là”. Egli era divenuto il ricevitore e trasmettitore di conoscenza occulta, sebbene nel caso di Lovecraft il processo fu intuitivo piuttosto che conscio. L’auto-divisione interna così generata può essere stata la causa fondante delle peculiarità mentali e fisiche di Lovecraft; o può essere successo che questi tratti che lo fecero allontanare dal resto della società lo resero il centro ideale per la comunicazione di queste forze ultra-mondane.

 

 

[1] Lettera n. 94, Selected Letters Volume 1, H.P. Lovecraft, Arkham House, 1965.

[2]  ‘The Call di Cthulhu’, The Dunwich Horrors and Others, H.P. Lovercraft, Arkham House, 1963.

[3]The Dunwich Horror’, The Dunwich Horror and others, H.P. Lovercraft.

[4]  Outside the Circle of Times, Kenneth Grant, p. 296. Muller, 1980.

[5]The Haunter of the Dark’, The Dunwich Horror and Others, H.P. Lovercraft.

6The Haunter of the Dark” in ” The Dunwich Horror and Others” H.P. Lovercraft.

7 Lettera n. 610  a Miss Elizabeth Toldridge, Selected Letters Volume IV, Arkham House, 1976.

8 Lettera n. 604 a Clark Ashton Smith, Selected Letters Volume IV, Arkham House, 1976.

 

9 Anton Szandor LaVey, The Satanic Rituals, Avon Books, 1972

10 Kenneth Grant, Cults of the Shadow, Muller, 1975, p. 189.

11 Kenneth Grant, Outside the Circle of Time, p. 43.