I MAGICI LIBRI D’ARTE DI ALEISTER CROWLEY

Buona sera e grazie per essere venuti ad ascoltare le mie osservazioni su un soggetto che prometto renderò idoneo per una presentazione post prandiale.

 

Il mio nome è Martin Starr e come occupazione ho dedicato buona parte della mia vita adulta alla ricerca sulla vita e l’opera di un uomo il cui nome una volta non era considerato corretto menzionare nella società educata: il poeta inglese, mago e auto-proclamatosi profeta di una nuova epoca di vita, luce, amore e libertà, Aleister Crowley  (1875–1947).

 

Penso che sia una domanda completamente ragionevole chiedere il perché io sono stato interessato a ricercare una figura così apparentemente marginale. La presentazione popolare ora datata di Crowley di solito lo ritrae come un mostro di malvagità, un patrocinatore dell’abuso di droghe, della perversione sessuale e qualsiasi forma di edonismo possibile, una figura genuina del male estremo. In contrasto vorrei sottoporvi il fatto che Crowley, come uomo, non era migliore né peggiore di un T. S. Eliot — uno dei loro peccati costanti fu che entrambi trattavano i loro benefattori piuttosto in malo modo. Che egli fosse un radicale bohemien non vi è alcun dubbio. Piuttosto, come il sentiero calpestato da A. J. A. Symons nel suo famoso studio di Frederick Rolfe, The Quest for Corvo (1934), il seguire le tracce di Crowley mi ha portato a strani luoghi e persino più strane persone. Posso dire di aver apprezzato completamente l’avventura, naturalmente con poche eccezioni.

 

Alcuni dati biografici sono necessari per preparare lo scenario. Crowley era nato nel 1875 e battezzato Edward Alexander (da cui fu derivato il suo pseudonimo, una variante ortografica della forma Scozzese di Alexander,), il figlio unico di una famiglia prospera dei Fratelli di Plymouth. La sua personalità fu indiscutibilmente modellata dalle maniere e morali della alta classe media Vittoriana inglese, combinata con le credenze dei suoi genitori nel Dispensazionalismo Premillenario, una forma di escatologia Fondamentalista in voga di nuovo attraverso le serie “Left Behind” dei  romanzi apocalittici. I genitori di Crowley  credevano con fervore che la “Fine dei Tempi” fosse vicina, e che essi si annoveravano tra i 144.000 credenti che sarebbero stati portati in Cielo in “Estasi”. Per contro, Crowley, piuttosto sgradevolmente chiamato da sua madre ossessionata con la Rivelazione “la Bestia,” si ribellò contro il mondo ristretto nel quale si trovava. Se questo fosse stato tutto quello che vi era da notare riguardo a Crowley egli avrebbe avuto poca presa sulla mia attenzione e per lo più sarebbe stato ampiamente dimenticato oggi.

Pochi lettori oggi sono familiari con l’opera di un contemporaneo di Crowley, Edmund Gosse (1849–1928), l’anonimo autore di Father and Son: a Study of Two Temperaments (1907). Esso descrive la agonia acuta di una infanzia incatenata in un inferno settario, in parole non dissimili dal resoconto autobiografico di Crowley sull’essere cresciuto in una casa dei Fratelli di Plymouth. Al contrario di Gosse, Crowley non è stato dimenticato, anzi di fatto la sua reputazione si è accresciuta dalla pubblicazione della sua massiccia autobiografia, The Confessions of Aleister Crowley, nel 1969. Da allora è sempre stata in stampa.

 

La reputazione postuma di Crowley in parte fu dovuta al fatto che egli fu un artista che trascese e trasmutò le sue origini. Attraverso il tramite della ricerca esoterica egli condivise per un periodo con William Butler Yeats, un compagno iniziato alla fine del Diciannovesimo secolo, la partecipazione ad una società occulta inglese, l’Ordine Ermetico della Golden Dawn. Crowley aiutò a definire il senso moderno del sé secondo Alex Owen, professoressa di storia e studio dei sessi alla Northwestern University. Nel suo recente libro, The Place of Enchantment: British Occultism and the Culture of the Modern (2004) lei scrive:

 

“Uomo di doti considerevoli, egli dedicò la sua vita a spingere i limiti dei suoi mondi mondani e magici alla ricerca di una realtà ultima. La sua è la storia di un uomo che si ribellò alle impronte di una educazione Vittoriana soffocante, invertendo ogni categoria convenzionale, e sfidando tutti i limiti in una ricerca incessante per l’auto-realizzazione. Ma la verità occulta che egli cercava e sosteneva era collocata con precisione. Crowley può essere stato Perdurabo [il suo motto Latino nella Golden Dawn, che significa “Durerò”], un maestro mago che esplorò l’universo concettuale di un mago del Sedicesimo secolo, ma egli chiaramente portò se stesso verso quel tentativo.”

 

La professoressa Owen vede il tardo occultismo Vittoriano-Britannico come un laboratorio per il senso moderno della soggettività e della coscienza e non come una semplice forma di irrazionalità come gli storici sociali lo hanno fino ad ora considerato.

 

La rivalutazione accademica è simultanea con altri esempi culturali riguardo l’importanza di Crowley. Crowley fu nominato in un recente sondaggio della BBC come uno dei cento inglesi più influenti di tutti i tempi; egli è stato incluso in un supplemento al The Dictionary of National Biography; e il suo ritratto ora è esposto alla Galleria Nazionale dei Ritratti. Tutte queste sono dimostrazioni di un apprezzamento postumo del suo legato. Non meno che quattro biografie sono apparse negli ultimi cinque anni. Chiaramente il contributo letterario e filosofico di Crowley al Ventesimo secolo sta riscotendo riconoscimento.

 

Oggi vorrei condividere con voi alcuni esempi del contributo di Crowley come artista di libri. Al contrario dei suoi contemporanei Crowley ebbe una parte attiva nel design di tutte le sue opere stampate privatamente, la maggioranza delle quali fu prodotta in edizioni molto limitate. Fino a che il suo denaro ereditato finì egli non risparmiò alcuna spesa per produrre libri nella maniera che gli aggradava; quando i suoi fondi si esaurirono egli chiamò i suoi seguaci a pagare i conti. Il valore della produzione dei suoi libri era per lui di primaria importanza; egli con attenzione specificava il progetto grafico, il carattere, la carta e le rilegature. La sua sola pecca fu che detestava la correzione di bozze e gli errori tipografici cadono come foglie dagli alberi in quasi tutti i suoi libri. La loro profusione raramente preoccupò Crowley: egli consigliò un discepolo che fino a che vi fossero stati valletti nel mondo lasciati a pulire lui non aveva alcun bisogno di apprendere come correggere le bozze. Crowley inoltre consapevolmente variò i dettagli delle produzioni per creare rarità e scarsità, il che rende il compito del bibliografo impegnativo. Sono dispiaciuto nel notare che a dispetto della sua prodigiosa produzione pubblicata, Crowley manca di una bibliografia attendibile.

 

Nel corso degli anni, sin dalla sua morte nel 1947, vari entusiasti e collezionisti hanno messo insieme diverse liste, come A Crowley Cross-Index (1976) di Will Parfitt e A. Drylie, ma nessuna di esse è comprensiva o dettagliata a sufficienza per soddisfare un accademico o un bibliofilo. La ricerca nella tesi per Master di Dianne Francis Rivers, “Aleister Crowley: una lista bibliografica con speciale riferimento alla collezione dell’Università del Texas” (1967), è lodevole a dispetto di molte lacune; insieme con una significativa porzione del resto della moderna letteratura inglese una interessante collezione di libri e manoscritti di Crowley è ora ospitata all’Harry Ransom Humanities Research Center della Università del Texas ad Austin. La sua unica rivale è la Collezione Gerald J. Yorke all’Istituto Warburg dell’Università di Londra; io ho avuto il piacere di lavorare con entrambe queste collezioni istituzionali. Spero un giorno  che un bibliografo abile completi il compito di una bibliografia accurata e completa.

 

Una misura del valore percepito di Crowley sono i prezzi sempre più alti che raggiungono alle aste le vendite dei suoi libri e manoscritti. Una vendita sostanziosa a Sotheby nel 1996 ebbe dei lotti che realizzarono come prezzo dieci o più volte le loro stime prima della vendita. Come l’antiquario inglese e autore Timothy D’Arch Smith, il cui saggio in The Books of the Beast (1987) è l’opera migliore pubblicata sulla bibliografia di Crowley, mi commentò: “un prezzo d’asta è un segno che al limite almeno due persone pensano che un oggetto ha quel valore.” Nel caso di Crowley il numero è almeno di due, perché uno dei maggiori collezionisti di Crowleyana (come viene di solito denominato il genere collezionato) è il popolare musicista inglese Jimmy Page dei famosi Led Zeppelin, che per un periodo possedette Boleskine House, la precedente proprietà di Crowley a Loch Ness. Boleskine è considerato un sito sacro, una Mecca se volete, tra i seguaci di Crowley che certamente apprezzano le sue prime edizioni come oggetti magici in se stessi, un tema che noi esploreremo attraverso il processo venerando di dire e mostrare. Vorrei che il mio pubblico possa essere capace di vedere e maneggiare i libri di Crowley piuttosto che semplicemente vedere immagini proiettate di essi.

 

Dato il suo collegamento con la letteratura inglese del Ventesimo secolo non è per niente sorprendente che il nostro Caxton Club abbia avuto membri connessi con Crowley. Io ho rintracciato un collezionista di materiali magici da palcoscenico, il defunto Robert J. Lund (1925–1995), che acquistò nel 1958 una cassa dei più importanti libri e manoscritti di Crowley che erano stati persi nel deposito di Detroit per più di tre decenni. Il mio contatto con Lund fu fornito dal suo amico, il nostro compagno Caxtoniano Jay Marshall. Alcuni di voi ricorderanno il distinto avvocato e scrittore, il compianto Caxtoniano Elmer Gertz (1906–2000). Da giovane, raccogliendo materiali per una biografia dello scrittore e reprobo Frank Harris, Gertz iniziò una corrispondenza con Crowley che conobbe molto bene il poco amabile Harris; queste lettere fanno ora parte dei Documenti Gertz alla Biblioteca del Congresso.

 

Anche se Crowley iniziò a pubblicare privatamente la sua propria opera letteraria nel 1898 all’inizio la sua produzione era confinata alla poesia e al dramma in versi, ad imitazione di Browning e Swinburne, con poche escursioni pseudonime nel regno dell’erotica, i cui titoli sono così oscenamente divertenti come i loro contenuti, White Stains (1898) e Snowdrops from a Curate’s Garden (1904).

 

Prenderebbe più tempo di quello che abbiamo oggi fornire una visione di insieme dell’influenza del coinvolgimento di Crowley nell’Ordine Ermetico della Golden Dawn sulle sue idee e i suoi voluminosi insegnamenti sul significato occulto di colori, numeri e lettere, basati sulla comprensione Occidentale Cristiana della Cabala. È sufficiente per ora notare che le istruzioni esoteriche della Golden Dawn formano lo sfondo intellettuale necessario per una comprensione del simbolismo di Crowley e Yeats. Di fatto, una dissertazione dottorale fu redatta alcuni anni fa con la tesi avvincente che  Crowley e Yeats fossero in essenza immagini-specchio l’uno dell’altro: Crowley fallì come poeta ed ebbe successo come mago e Yeats l’opposto. Vi sono certamente forti allusioni delle inclinazioni mistiche di Crowley in alcune delle sue prime opere poetiche (e naturalmente nessuna delle stesse nella sua erotica). In modo sempre più crescente, a partire dalla sua forzata separazione dalla Golden Dawn nel 1900, la sua pratica era passata dalla magia rituale dell’Esoterismo Occidentale ad un mix di Agnosticismo e Buddismo, tuttavia il suo orientamento occulto rimase a dispetto della sua adorazione per Thomas Henry Huxley e Gautama. Uno dei primi libri disegnato in modo eccessivamente magico fu The Sword of Song called by Christians the Book of the Beast (1904). Il titolo è un riferimento diretto alla credenza, inculcata da sua madre, che Crowley era la Bestia 666 del Libro della Rivelazione.

 

Quando esaminiamo la copertina, noi troviamo un quadrato magico di nove sei e nella retrocopertina una traslitterazione Ebraica di “Aleister Crowley” che arriva a valere 666; come quelli di voi che hanno confidenza con l’ebraico sanno, ogni lettera nell’alfabeto ha un equivalente numerico. Crowley aveva affidato la produzione di  The Sword of Song allo studioso-stampatore parigino Philippe-Ernest-Augustin Renouard (1862-1934), la cui casa era famosa per la sua abilità di preparare i libri in una varietà di alfabeti stranieri. Anche se il luogo di pubblicazione è dato come Benares questo è di fatto dove alcune parti dei contenuti vennero scritti. L’indicazione dell’editore è la “Società per la Propagazione della Verità Religiosa” di Crowley, una deliberata parodia della Società per la Promulgazione della Conoscenza Cristiana della Chiesa di Inghilterra.  Con questo libro Crowley iniziò in sostanza la sua emersione dal salotto occulto, presentandosi all’inizio come un proponente pubblico di una spiritualità non Cristiana. Anche se Crowley sapeva che i suoi libri avevano vendite allegre, egli decise una tiratura limitata di 500 copie di The Sword of Song e, attraverso il miracolo di spostare i caratteri, riuscì ad avere la pagina del titolo cambiata ogni 100 copie per un’altra edizione; la mia collezione ha una copia della denominata “Quarta Edizione.”

 

L’anno 1904 è di fatto un punto di svolta nella carriera di Crowley, perché durante una visita al Cairo (Egitto e non Illinois) egli ebbe una devastante esperienza psichica. Istigato dall’improvviso attacco di facoltà medianiche in sua moglie, Crowley ricevette una breve comunicazione direttamente a voce da uno spirito, che si denominò The Book of the Law. Essa annunciò una nuova era di ‘forza e fuoco’ della quale “la Bestia” doveva essere il suo profeta.

 

I seguaci di questa nuova legge furono denominati “Thelemiti”, che ovviamente davano ascolto a Rabelais. Una nuova legge, la Legge di Thelema (“volontà” in Greco) venne proclamata: “Fai quello che vuoi,” una frase che richiama più che vagamente alla mente l’affermazione di Agostino “ama Dio e fai quello che vuoi.” Egli cercò di dimenticarsi della scrittura fino al limite di mal riporre il manoscritto, ma dal 1915 la supremazia della rivelazione dell’Eone di Horus” e il ruolo di Crowley come profeta iniziarono a dominare il suo pensiero. Crowley arrivò a credere che l’atto cerimoniale di pubblicare questo libro in varie edizioni, tra il 1912 e il 1937, portò sia alla Prima che alla Seconda Guerra Mondiale; una dichiarazione sorprendente usata per pubblicizzare la sua edizione finale de The Book of the Law in un volume intitolato The Equinox of the Gods (1936).

 

Ma la luce che egli aveva promesso richiese un po’ di tempo per penetrare l’oscurità della terra. Konx Om Pax (1907), una collezione di saggi su temi Ermetici, dimostra i suoi principi di design di un libro di occultismo. Il titolo è preso da una frase barbara recitata nei misteri Eleusini, che fu incorporata dai fondatori dell’Ordine Ermetico della Golden Dawn e nella loro cerimonia di iniziazione da Neofita, che insegnava che queste parole mistiche erano il greco affine dell’Egiziano “Khabs am Pekht,” tradotto come “Luce in Estensione”. Esso è una porzione di buon misticismo ma cattiva etimologia. Come fu tipico dei libri che egli considerava di valore duraturo, Crowley ebbe una prima pubblicazione di dieci copie stampate su pergamena giapponese e una copia stampata su una pergamena molto apprezzata. Si trova più comunemente la seconda pubblicazione, rilegata in tela nera con la copertina stampata in bianco con il titolo in lettere molto allungate. La copertina fu disegnata da Crowley mentre era sotto i fumi dell’hashish, come l’effetto complessivo di suggerire la luce che appare brillando dall’oscurità, o forse una nuvola di fumo… La terza pubblicazione è rilegata in garza rigida bianca impressa in oro con la stessa copertina stampata come la seconda pubblicazione.

 

La composizione di questo libro segna un altro punto di svolta nella carriera di Crowley come autore e maestro. Egli è ancora in un senso il suo proprio pubblico, come testimoniano i molti scherzi privati e i riferimenti a dettagli della sua vita, ma allo stesso tempo egli sta cercando di portare agli altri la luce Gnostica che ha visto.

 

Dal 1909 Crowley emerge come un maestro pubblico di occultismo, con il suo proprio ordine esoterico simile nella struttura all’Ordine Ermetico della Golden Dawn, e la sua propria rivista, The Equinox, pubblicata in maniera cerimoniale alle corrispondenti date astrologiche. Come un buon maestro egli sapeva che aveva bisogno anche di un libro di testo per la sua forma di teurgia scettica (una sintesi delle tecniche Orientali e Occidentali), che egli denominò “Magick” usando l’ortografia arcaica per differenziarla dalla prestidigitazione. Una comunicazione di uno spirito attraverso un’altra medium ed amante, Mary Desti, una amica di Isadora Duncan e madre del direttore Preston Sturges, suggerì che questo libro avrebbe dovuto chiamarsi Book Four, e con la sua pubblicazione Crowley, sotto il suo nome magico di “Frater Perdurabo,” avrebbe conquistato il mondo. Egli descrive il piano nelle sue Confessions in questo modo:

 

Essendo il numero 4 la formula del libro esso naturalmente consisteva di Quattro parti. Portai avanti questa idea esprimendo la natura della Tetrade, non soltanto con il nome e il disegno del libro, ma producendola nella forma di un quadrato di quattro pollici per quattro, e assegnando ogni parte come una funzione del numero 4.

 

La Parte Prima fu pubblicata a 4 groats (monete d’argento da quattro penny), la Parte Due a 4 tanner (mezzi scellini), e la Parte Tre doveva costare 3 “Lloyd George groats” (a quel tempo il demagogo stava offrendo al lavoratore nove pence per quattro pence per mezzo di una assicurazione, una frode intesa a schiavizzarlo più completamente che mai). La Parte Quattro, 4 scellini. Il formato quadrato fu preso dalla percezione di Crowley del disegno di S. Pietro a Roma. Egli credeva che esso fosse costruito su un disegno quaternario per simbolizzare il potere temporale, il significato che Crowley ascrisse al numero quattro. Seguendo le attribuzioni elementali dei colori della Golden Dawn, lo schema di colore di Crowley per le quattro parti iniziò con il giallo per l’elemento dell’Aria per il primo volume, che trattava di Yoga. Fu seguito dalla seconda parte sulla teoria della Magia Cerimoniale, in bordi blu per l’Acqua. I disegni di copertina incorporavano anche essi il simbolismo del quattro con le lettere greche Tau, Mem e Delta, con il valore numerico di 400, 40 e 4. La terza parte del Book Four fu pubblicata nel 1930 con il titolo di Magick in Theory and Practice. Essa fu pubblicata in quattro parti con le copertina di carta salmone-rosso ed includeva un talismano multicolore dell’arte Magica posto nel frontespizio. Con la terza parte lo schema dei colori si interrompe; la quarta parte, The Equinox of the Gods (1936), fu rilegata in tessuto bianco con caratteri in oro.  

 

Possiamo vedere un altro esempio dell’uso magico delle teorie dei colori della Golden Dawn nel design dell’astuccio di The Heart of the Master (1938), una visione estatica della storia spirituale dell’umanità, culminante nell’avvento della Grande Bestia Selvaggia 666. Esso fu scritto in parte per ispirare il credo nella missione di Crowley come il “Maestro Mondiale” o nella sua terminologia “Il Mago dell’Eone”. Esso inoltre fu composto in diretta risposta all’opera Teosofica At the Feet of the Master (1910), attribuita al loro candidato per questa carica, Jiddu Krishnamurti, contro cui Crowley aveva intrapreso una guerra a senso unico di scritti diffamatori per più di un decennio. I Teosofisti ignorarono Crowley e a sua volta Krishnamurti saggiamente rigettò il ruolo di Maestro Mondiale, dichiarando che la verità è una landa senza sentiero. Al tempo che Crowley riuscì a pubblicare privatamente The Heart of the Master nel 1938 il mondo aveva dimenticato la questione. Per il colore della tela della rilegatura Crowley scelse il giallo, con i caratteri in porpora, con il misterioso sigillo della sua scuola esoterica privata. Nella Golden Dawn questa combinazione di colore veniva riferita come “colori lampeggianti” e fu usata nelle loro istruzioni per produrre un talismano.

 

The Heart of the Master fu composto all’apice della guerra di Crowley di invettive contro la Società Teosofica. Egli sapeva di essere in contatto con i Capi Segreti (i Teosofisti li chiamavano “Mahatma”) ma era egualmente convinto che i leader della Società Teosofica si erano fatti portare fuori strada dalle loro intenzioni maligne. Un pezzo di prova evidente della sua comunicazione arrivò attraverso una fonte improbabile. In risposta a un articolo pseudonimo nella rivista radicale di George Sylvester Viereck, The International, Crowley ricevette una risposta ad una questione che egli aveva posto ad uno dei suoi spiriti guida: quale è la appropriata compitazione ebraica del suo nome magico, “La Bestia” così che esso raggiungesse il numero 666. Il corrispondente era un certo Samuel Aiwaz Jacobs (1891–1971) un tipografo persiano e grafico che era il tipografo preferito da E. E. Cummings, che Jacobs per la prima volta aveva incontrato nel 1925. Due anni dopo Crowley offrì i diritti della prima pubblicazione del The Heart of the Master a Jacobs, ma purtroppo l’edizione non apparve mai. Jacobs considerava con grande stima i progetti grafici di Crowley e sono sicuro che egli avrebbe ricambiato il complimento. In Books for our Time (1951), il catalogo per la esposizione del 1951 del Trade Book Clinic dell’Istituto Americano di Arti Grafiche Jacobs elogiò il frontespizio della edizione popolare di Crowley di The Star & the Garter(1904), dichiarando che “la sua asimmetria pulita, semplice, sapeva di un chiaroveggente al volgere del secolo.” I pensieri di Jacobs sul processo creativo contengono citazioni parafrasate di Crowley:

 

Ogni uomo, donna, e bambino, non importa quanto illetterato, è un artista in un modo o in un altro, se lui o lei ha un impulso per fare delle cose…Se non vi è una sensazione la logica è un vicolo cieco e la ragione una via senza uscita…Tutta la conoscenza è relazione di frammenti. I frammenti sono la vera essenza e sostanza della creazione; senza i frammenti, separati dal Tutto, non vi potrebbe essere niente altro che l’Oscurità, davanti a cui il tempo prova vergogna, l’immaginazione è oscurata, e la mente disorientata.

 

Per coloro che inizieranno, come me, ad una età precoce ad essere interessati nello sforzo creativo, io ho una parola o due da dire: Non seguite alcuno. Soltanto voi potete guidare voi stessi … Vi è solo una legge a cui obbedire, la legge della libertà; e l’obbedienza a quella legge è libertà.

 

La legge della libertà appoggiata da Jacobs era stata minacciata assiduamente dall’avvento dei poteri fascisti. Crowley dichiarò che egli scrisse il seguente passaggio profetico nel 1911:

 

Vi è una Operazione Magica della massima importanza: l’Iniziazione di un Nuovo Eone. Quando sarà necessario pronunciare una Parola, l’intero pianeta sarà bagnato dal sangue. Prima che l’uomo sia pronto ad accettare la Legge di Thelema, la Grande Guerra deve essere combattuta.

 

La Prima Guerra Mondiale in retrospettiva fu solo una pregustazione della battaglia magica che fu la Seconda Guerra Mondiale. Il Libro della Legge fu la forza motivante dietro lo scontro delle nazioni.

 

Per spingere le forze Alleate alla vittoria, nel 1941 Crowley pubblicò Thumbs Up! a pentagram—a pantacle—to win the war. Egli stava evocando l’energia marziale del “Signore dell’Eone” attraverso la sua pubblicazione talismanica che includeva una maledizione latina di Adolph Schickelrgruber, meglio conosciuto come Hitler, insieme con una sfilza di suoi nemici personali e uno spazio vuoto per aggiungere altri nomi alla lista. Il foglio delle errata incluso in questa collezione di poesia anti-nazista menziona un quarto Giorno di Preghiera Nazionale, i cui “malvagi” effetti i poemi dovevano annullare. Nella sua mente, Crowley, che assurdamente proclamò di essere colui che aveva originato il Segno della V, era al centro magico di tutto. La mia copia è inscritta: “Io non ero forte abbastanza da salvare il gioco da solo. La Russia iniziò a sprofondare subito dopo quel Giorno di Preghiera” Il Dio della Guerra era dalla parte degli Alleati ma Egli apparentemente non rispose alle preghiere dei Cristiani. Il propagandista della radio nazista William Joyce (1906–1946), conosciuto come “Lord Haw-Haw,” suggerì che Crowley doveva dire una Messa Nera per la Vittoria. Non fu necessaria: Hitler cadde e la pace fu restaurata all’ Europa senza l’intercessione di Crowley.

 

Per quella che fu la sua ultima pubblicazione, una collezione di poesia intitolata Olla (1946), Crowley continuò nel modo magico. Egli prese la sua ispirazione per il titolo da un poema salace di Catullo (olla in Latino significa una “pentola”). Tuttavia sul frontespizio egli traslitterò olla in Ebraico e Greco per creare una corrispondenza con il numero 131, l’angelo della morte Ebraico Samael (l’opponente di Michele) e il dio Greco Pan. Prenderebbe troppo tempo spiegare tutto il simbolismo; per il momento notiamo che qui di nuovo noi vediamo il suo concetto del libro come un talismano caricato con certi poteri e operante a diversi livelli di realtà simultaneamente. Olla, la pentola da cucina Catulliana, includeva un poco di ogni cosa che aveva reso la Bestia come un creatore-distruttore, il mistico, il mago, e l’uomo di mondo.

 

Vi erano alcune poesie che il tipografo rifiutò di mettere in carattere ed alcune che Crowley con senso di umorismo auto-censurò per passare inosservato. Il suo segno della Bestia 666 è raffigurato nel frontespizio ma sfortunatamente il rilegatore non sapeva quale fine del blocco doveva essere la parte superiore, così che appare alla rovescia sulla parte alta del bordo superiore dell’astuccio. Esso è una chiusura piuttosto inelegante alla carriera di Crowley come un autore che si auto-pubblicava, ma egli risparmiò la giornata riuscendo ad avere venti copie ‘speciali’ stampate su carta fatta a mano e rilegate in mezza pelle da Sangorski & Sutcliffe, i bravi rilegatori di Londra a cui Crowley diede la sua ordinazione dopo che egli fu dichiarato fallito nel 1935 e dovendo denaro al suo favorito precedente, Zaehnsdorf. La mia collezione al presente contiene due delle venti copie rilegate in modo speciale di Olla. Crowley di fatto durò fino alla fine e la sua reputazione continua a vivere. Nel regno dei libri d’arte, la Magick combinata con la scarsità e la rarità rendono la Crowleyana un centro di interesse affascinante di collezione per questa bibliopola.

 

Grazie.