Forze e spiriti nella teoria occulta

La credenza in spiriti ed esseri soprannaturali, concepiti in vario modo, è stata comune agli uomini in ogni era ed in tutto il mondo: questo articolo si occupa di queste entità o forze in termini della moderna teoria occulta.

Tra quelli universalmente riconosciuti e più temuti vi sono gli spiriti dei morti ed alcuni occultisti credono che la prima consapevolezza di un mondo di spiriti apparve quando l’uomo primitivo, che era un sensitivo naturale, osservò le apparizioni o i doppi dei morti. Questi erano temuti e propiziati perché visitavano la terra alla ricerca di nuova vita. Essendo intangibili richiedevano sottili forme di sostentamento tali quali le emanazioni del sangue appena emesso nel quale l’elemento vitale è ancora presente. Questo alimentò una prima associazione mentale tra le idee degli spiriti, la morte, la brama di sangue e il vampirismo.

Gli spiriti dei morti erano quindi propiziati con sacrifici di sangue ed il fumo di offerte bruciate. Che il sangue sia una forma di vita, o spirito, è una credenza molto antica e diffusa. Questa potrebbe essere la ragione dietro al nome dato al primo uomo nella Genesi, perché Adamo può essere interpretato letteralmente a significare “la terra rossa” o, in effetti, sangue celato o carne.

Inoltre secondo la tradizione Ebraica quando Re Salomone, il mago prototipico, bandì gli spiriti che aveva evocato essi fuggirono nel Mar Rosso e lì vi affogarono, che è un modo di dire che essi furono riassorbiti nella loro sorgente.

Nell’Antico Egitto il principio della vita fu rappresentato dall’ankh che ha la forma di un occhiello, nodo o laccio, ed è stato congetturato che la sua origine fosse legata al nastro annodato di tessuto che formò il primo indumento necessitato dall’inizio della pubertà della femmina. Fu la natura femminea che diede vita al segno dell’ankh quando lo spirito fu associato e basato sul sangue donatore di vita della madre. Il segno sopravvive ancora in forma stilizzata come il simbolo astrologico di Venere, divinità dell’amore e della manifestazione.

Un concetto distinto e successivo attribuì lo spirito all’aria o respiro. Nella Genesi, per esempio, Dio inspira in Adamo per dargli vita ed esistono parallelismi in molte altre tradizioni. La trasmissione dal sangue al respiro o, parlando simbolicamente, dall’acqua all’aria come fonte della vita e veicolo dello spirito costituisce il fondamento del cambiamento dal sacrificio del sangue all’uso di bruciare l’incenso. In Cina ancora oggi il fumo dell’incenso è conosciuto come il fragrante pasto degli spiriti.

La propiziazione degli spiriti dei morti si sviluppò inevitabilmente nell’adorazione degli avi. Le offerte venivano deposte sulla tomba, i riti vi venivano eseguiti e gli spiriti ancestrali venivano consultati prima che fossero intraprese importanti attività. Questo culto dei morti raggiunse la sua apoteosi nella religione dell’Antico Egitto dove i ‘morti’ venivano considerati essere infinitamente più vivi degli esseri che popolavano la terra. La mummia, lungi dall’essere un’immagine dell’estrema inerzia, era un simbolo di eterna coscienza, dello spirito che dimorava in Amenta, l’oltretomba o “terra dell’eternità”. Nell’Amenta essa si purgava di tutti i desideri di visitare  la terra superiore e i suoi piaceri prima di ascendere al cielo come uno spirito glorificato alla presenza delle stelle che non tramontano mai nel “cielo dell’eternità”.

Queste e certe altre stelle furono simboleggiate sulla terra dagli uccelli, bestie e rettili, credendo che questi possedessero poteri sovraumani. Furono questi poteri, non gli animali, che furono deificati ed identificati con particolari corpi celesti. Certe creature che ‘vedono nell’oscurità’ – per esempio lo sciacallo, il gatto, il gufo – furono assimilati a particolari stelle e pianeti, concepiti come capaci di accentrare l’influenza rappresentata dall’animale e l’animale fu considerato essere la ‘forma-dio’ o veicolo di questa influenza. Una delle forme del dio Anubis, colui che guidava le anime nell’oscurità dell’oltretomba, era lo sciacallo o cane del deserto. La sua costellazione era il complesso delle stelle conosciuto come Ursa Maior e il suo veicolo planetario era Mercurio. La forma-dio di Sekhet, la dea del piacere sessuale e del liquore intossicante, era la leonessa tipica del caldo solare nella sua fase femminile, che lei rappresentava come leone senza criniera. Sekhet può quindi essere interpretata come il potere del sole nel suo aspetto fermentante e di calore nel senso animale, con il suo aspetto più gentile formulato come la dea Bast la cui forma-dio era il gatto – immaginato celestialmente dalla Luna. Rispetto ai loro aspetti ardente e mite Sekhet e Bast producevano la stessa relazione l’una con l’altra in Egitto come lo furono Kali e Bhavani in India.

 

L’Assunzione di Forme Divine.

Le preghiere, o invocazioni magiche, non erano indirizzate all’animale ma alla divinità, al potere particolare che quella creatura rappresentava. I sacerdoti-maghi egiziani cercarono di acquisire tale potere, anche se solo temporaneamente, simulando la forma della bestia che li possedeva. Ciò veniva compiuto assumendo la sua forma-dio astralmente ed indossando fisicamente corna o pelli non conciate dell’animale. Il processo è conosciuto dagli iniziati come la Formula della Scimmia Divina perché il mimare, o scimmiottare, il dio ha un profondo effetto sulla psicologia del mago nel risvegliare poteri dormienti sigillati in strati preumani di coscienza. L’uomo si è evoluto dalle bestie ed egli quindi naturalmente incorpora tali poteri anche non sapendolo. Una delle forme-dio di Thoth, la divinità egiziana della magia  e della trasformazione, è la scimmia perché la scimmia è l’anello di congiunzione tra l’uomo e la bestia. Tra le altre cose essa rappresenta la Parola del Potere Magico basandosi sulla teoria che le prime forme di espressione umana furono fondate sulle sue primitive articolazioni.

La mucca era una forma-dio di Hathor, la dea della Terra Egiziana, la cui stella, Sothis, annunciava l’inondazione annuale del Nilo, portando fertilità all’Egitto. La dea del Cielo, Nuit, era dipinta come una moltitudine di stelle, esse stesse considerate come simboli elementari degli spiriti umani che avevano raggiunto la beatitudine. Hathor e Nuit furono rappresentate nelle sculture interne del sepolcro che conteneva il morto. Hathor sul pavimento, o fondo del sepolcro, dava il benvenuto allo spirito del deceduto in Amenta. Nuit inarcata sopra il cadavere sul coperchio del sepolcro lo accoglieva alla fine al paradiso ultimo, immaginato dalle stelle circumpolari che non tramontano o muoiono mai. La mummia, sistemata orizzontalmente, rappresentava l’ombra o fantasma in Amenta, ancora legata a causa dei desideri dell’esistenza mondana.

Quando la mummia alla fine veniva rialzata, durante i riti sacri, essa rappresentava lo spirito risorto o resuscitato, innalzato ai cieli.

 

Spiriti Guardiani

Due componenti sottili dell’organismo umano, riconosciute nell’occultismo, sono rappresentate dalla mummia stesa orizzontalmente e dalla mummia eretta, rispettivamente l’ombra astrale e l’intelligenza spirituale. Questi stessi componenti appaiono nuovamente nell’antica concezione del demone seduttore e dell’angelo custode che accompagnano lungo la vita ogni essere umano. L’ultimo è lo spirito della luce; il precedente, la sua ombra e gemello, è lo spirito dell’oscurità. L’ombra oscura ossessionò l’immaginazione primitiva generando le leggende del ghoul1, del vampiro e del genio maligno. Lo spirito elevato luminoso diede vita a credenze sugli angeli, gli angeli custodi, i geni buoni che guidano l’umanità ed ispirano le creazioni più esaltate.

L’angelo custode era un concetto comune a tutti i maggiori culti dell’antichità. Gli egiziani si riferivano a lui come Asa-Un-Nefer, colui che fatto da solo è perfetto; i Cinesi lo chiamarono la Grande Persona; gli Indú lo conoscono come l’Ishva-devata o Dio Prescelto; i Cabalisti lo chiamano Jechidah, Il Sé più Alto, i Buddisti lo designano con il nome di Aqi Buddha, la radice della luce o illuminazione, gli Gnostici si riferivano a lui come il Logos, i mistici Greci lo conoscevano come Augoeides, il Sé luminoso. Recentemente i teosofisti hanno popolarizzato l’idea dell’angelo custode come l’osservatore silenzioso o il Grande Maestro.

Il culto dell’angelo custode raggiunse la sua apoteosi nella letteratura magica col libro della sacra magia che Dio diede a Mosé, Aronne, Davide, Salomone e altri santi patriarchi e profeti. Questo grimorio, o testo magico, compilato di proposito da Abramo l’Ebreo e consegnato da lui a suo figlio, Lamech, nel 1458 ispirò Bulwer Lytton, Eliphas Levi e Aleister Crowley tra gli altri. Crowley lo descrisse come “il miglior e più pericoloso libro mai scritto” e aggiunse “è di gran lunga il più convincente documento magico medioevale esistente”. Fu tradotto dall’inglese come Il Libro della Magia Sacra di Abramelin il Mago da Mac Gregor Mathers, un adepto dell’Alba Dorata. Dion Fortune, che condivideva il punto di vista di Crowley sul libro, descrisse il sistema di magia di Abramelin come “il più potente e completo che possediamo. L’operatore dopo un prolungato periodo di purificazione e preparazione evoca non solo le forze angeliche ma anche quelle demoniache”. Lei continua sostenendo che molte persone si sono bruciate le proprie dita al momento di usarlo. I quadrati magici, inclusi nella terza parte del libro, contengono le parole di potere e i nomi degli spiriti oscuri tali come Kobha che appare in forma di scimmia, Alampis, che rende invisibili, Catan, che predispone gli adulteri, Qaqah che distrugge città. I quadrati stessi, considerati del tutto a parte dal loro utilizzo da parte dell’operatore, si dice che siano ‘imbevuti’ di una vita demoniaca che opera attraverso di loro automaticamente. Secondo Crowley, i talismani di Abramelin sono “così facili da esplodere come lo ioduro di nitrogeno e con una imprevidenza più pericolosa”. Egli cita il caso del suo amico capitano J. F. C. Fuller: Fuller una volta marcò il segno nel libro con la ricevuta di un macellaio. Due giorni più tardi mentre il macellaio era al lavoro il suo coltello gli sgusciò di mano, gli ferì la coscia e lo uccise. Come osservò Fuller al momento: “Può essere stata solo una coincidenza ma per il macellaio fu lo stesso una sciagura”. Philip Heseltine, il compositore musicale meglio conosciuto come Peter Warlock, una volta evocò il demone di Abramelin in modo da indurre sua moglie a ritornare da lui. Egli fece ciò tracciando l’appropriato quadrato magico sul suo braccio. Fu solamente troppo efficace in quanto sua moglie ritornò ed egli poco dopo si suicidò.

Il sistema di Abramelin può essere usato con impunità solamente da un adepto che ha completato il corso preliminare di purificazione spirituale che risulta nel raggiungimento della conoscenza e conversazione con il santo angelo custode. In altre parole il doppio astrale, l’ombra oscura, deve essere trasformata ed esaltata allo stato di una entità spirituale.

 

Stampi (Gusci) ed Elementali

L’abilità di operare consciamente nel mondo spirituale è il frutto di una cultura mistica concentrata e di uno spiritualismo genuino originato dalle attività del morto glorificato che dimostrava l’immortalità apparendo agli spiriti imparentati sulla terra. Ma il termine spiritualismo non è sempre usato nel suo senso più appropriato e non vi è molto di spirituale nei visitatori più spettrali. La genuina scienza degli spiriti dovrebbe pertanto essere distinta dal contatto con le semplici forme esterne dei morti. Gli ultimi sono inclusi nella tradizione cabalistica tra una classe di entità conosciute come qliphoth: il loro aspetto è ingannevole e le loro affermazione false; essi sono connessi direttamente a spiriti demoniaci che, come i ghoul, si alimentano della vitale sostanza declinante che indugia nelle persone appena decedute. A causa del fatto che le ombre delle persone che muoiono si decompongono esse attraggono gli abitanti larvali dei qliphoth: quindi non è saggio destare tali ombre dal torpore nel quale il processo di corruzione li immerge.

Una delle più antiche di tutte le pratiche magiche è il funzionamento cosciente nell’ombra, o corpo astrale, e i più antichi medium furono coloro che erano capaci di controllare e proiettare il corpo sottile. Tali persone erano (e in alcune società primitive lo sono ancora) riverite in grande misura per la loro abilità di comunicare con gli spiriti e con elementali o spiriti non umani. Nella teoria occulta vi sono diversi tipi di elementali dei quali tre sono particolarmente importanti. In primo luogo ci sono gli spiriti o sottili essenze degli elementi dell’acqua, aria, terra e fuoco. Questi spiriti sono stati classificati come ondine (acqua), silfi (aria), gnomi (terra) e salamandre (fuoco). Secondariamente vi sono gli spiriti elementali degli alberi e dei boschi (driadi), laghi e pozze (naiadi), montagne, cave ed altre fratture naturali (chtonici). La terza classe, e probabilmente la più importante dal punto di vista della magia pratica, è costituita dalle energie della mente subconscia che assumono una forma sensibile quando propriamente evocate. Esse rappresentano i poteri posseduti dalla mente in tempi precedenti il suo incorporamento in forma umana. Sono, quindi, della natura di Atavismi: quando sono evocati dagli adepti che desiderano eseguire attività sovraumane sono conosciuti come servitori, famuli, o spiriti familiari. Gli elementali non devono essere confusi con gli elementari che Madame Blavatsky descrisse come “anime disincarnate dei depravati che si sono separate ad un certo momento prima della morte dai loro spiriti divini e così hanno perduto la loro possibilità per l’immortalità”. Gli elementari rappresentano l’ombra oscura scissa dalla sua controparte luminosa o angelica.

 

Forme-Pensiero

La soppressione dell’istinto naturale imposto dalle tendenze ascetiche nell’Europa medioevale diede vita ad un complesso raccapricciante di idee sulle mostruosità astrali. Incubi e succubi, o demoni sessualmente insaziabili generati dalle emissioni notturne, ossessionavano i residenti delle comunità religiose ed attaccavano sessualmente devoti insoddisfatti. Paracelso menziona diverse classi di tali demoni uno dei quali consiste di elementari, od ombre delle persone morte, che hanno un rapporto sessuale con uomini o donne sessualmente inclini. Paracelso dichiarò che le mogli e le streghe potevano generare incubi e succubi e proiettare al di fuori di loro gli organismi necessari per il godimento conscio del piacere sessuale con esseri umani dormienti di entrambi i sessi. L’ultimo tipo di demoni, che egli chiama aqastor, è creato da una manipolazione immaginativa di sostanza astrale in varie forme magiche: un elementare per contatti sovraumani, un incubo o succubo per il piacere sessuale, un vampiro per il soddisfacimento della brama e così via. Secondo Franz Hartmann nella sua Vita di Paracelso “tali forme immaginarie, ma nondimeno reali, possono ottenere vita dalla persona dalla cui immaginazione esse sono create e sotto determinate circostanze possono divenire persino visibili e tangibili”.

La volontà umana alleata ad una immaginazione controllata e vivida, o la facoltà di costruire immagini, può generare vari tipi di forme-pensiero. Alcuni occultisti dichiarano che qualsiasi pensiero possiede una caratteristica forma propria. Ma anche se è necessario un piccolo sforzo mentale perfetto per richiamare idee o pensieri in altre persone senza l’uso di un medium psichico si  richiede una grande abilità di concentrazione per trasferire una forma-pensiero effettiva nella mente di un’altra persona.

Annie Besant e C.W. Leadbeater, due teosofisti infaticabili, collaborarono ad un libro intitolato Forme Pensiero (1901) nel quale asserivano che ogni tipo di pensiero possiede il suo distintivo colore e modello lineare, dato dall’indice di vibrazione della vitalità che lo pervade.

Pensieri libidinosi, arrabbiati, amorevoli, ambiziosi, avari, idealistici, hanno ognuno il loro proprio veicolo. Il problema dei maghi è come animare queste forme-pensiero e come proiettarle nella mente di altri in modo da determinare i risultati desiderati. La risposta senza dubbio risiede nella stessa direzione quale l’animazione delle forme-dio praticata dagli antichi Egiziani. Uno dei più curiosi tipi di forza occulta è il fenomeno conosciuto come poltergeist, una parola tedesca che significa un fantasma rumoroso. Il poltergeist è ritenuto responsabile per violenti disturbi tali quali il muoversi di mobili, l’improvvisa e inesplicabile caduta di specchi, la rottura di finestre, la rotture di vasellame, tutto senza alcun evidente agente o proposito. Inoltre dei casi finora documentati la famiglia colpita include un adolescente il che fà supporre che il poltergeist sia un riflesso dinamico di energia sessuale superflua.

Queste forze invisibili alcune volte si manifestano nella forma di ectoplasma espulso dal corpo umano. Questo è di solito emesso da individui di particolare costituzione in uno stato di trance o altra condizione anormale. L’ectoplasma è una sostanza che rassomiglia a un vapore gelatinoso, repellente alla vista e al tatto. Gli spiriti sono interessati ad usarlo come un fondamento per la materializzazione e senza alcun dubbio alcune volte ci riescono e i risultati sono stati fotografati. Tali fotografie sono state presentate come prova dell’esistenza di spiriti disincarnati ma l’immagine impressa sul plasma, essendo in forma umana, può semplicemente implicare l’esistenza del doppio astrale se non di qualche forma-pensiero proiettata e attivata dal medium o da uno dei suoi clienti. D’altro canto le forze sovraumane sporadicamente proiettano la loro emanazione nell’ambiente dell’umanità utilizzando come mezzo l’ectoplasma, nel qual caso la sostanza emana un maleodorante odore di fogna. Arthur Machen, che aveva una profonda conoscenza delle fasi più oscure dell’occultsimo, descrive nella sua storia occulta  Il Romanzo del Sigillo Nero l’intrusione nella vita di ogni giorno di orribili forze occulte che si manifestano attraverso le emissioni ectoplasmiche di un idiota.

 

Demoni

Questo è un tema totalmente differente dalla reale possessione, esempi della quale hanno luogo nel Voodoo e nelle società primitive in altre parti del mondo. Nell’Europa Medioevale i disordini mentali erano di solito attribuiti alla possessione dei demoni e la cura era un atto di esorcismo. Credenze nei demoni e nelle streghe erano diffuse e il fato riservato a quelli che venivano imprigionati per stregoneria e per avere rapporti con i demoni era bruciare sul rogo, come nel caso di Giovanna d’Arco che rifiutò di ammettere che i suoi contatti spirituali erano demoniaci. Allo stesso tempo i misteri della demonologia venivano esplorati, i suoi territori tracciati ed i suoi abitanti esplicitamente identificati.

La parola ‘demone’ è arrivata a significare una entità malevolente, intenta alla distruzione o al limite al tormento dell’umanità. Ma la parola deriva dal Greco daimon che significa qualunque spirito, buono o cattivo, ed alcuni dei celebrati manuali di demonologia trattano di spiriti sia buoni che cattivi.

Molti dei grimori o testi magici contengono liste estese di spiriti, che sono destinati a distinte gerarchie di re, duchi, principi, prelati, marchesi e così via. Il Lemegeton, o Chiave minore di Salomone, enumera i nomi, le funzioni, e le apparenze visibili di settantadue spiriti che il Re Salomone sigillò in un vaso di ottone a causa del loro orgoglio smodato. Secondo una tradizione egli depositò il vaso in un lago profondo nell’antica Babilonia e poco dopo i Babilonesi, pensando di aver scoperto un grande tesoro, recuperarono il recipiente e ruppero il sigillo. Gli spiriti si avventarono su di loro, seguendoli le loro legioni. Essi furono tutti reinseriti nelle loro dimore nel mondo dello spirito con l’eccezione di Belial, che entrò in una determinata immagine pronunciando oracoli ogni volta che gli venivano offerti sacrifici.

Si scoprì ben presto che i demoni si conformano a leggi determinate come quelle che governano le azioni umane. I Maghi dichiaravano di comprendere queste leggi e iniziarono a sviluppare i riti in accordo ad esse. In un certo senso l’iniziato mago medioevale era uno scienziato, il suo laboratorio era il cerchio magico e  le sue attrezzature erano gli strumenti magici che egli aveva modellato secondo regole basate su un preciso canone derivato da un costante rapporto con abitanti di sfere transmondane. Nessun demonio poteva essere evocato senza impunità a meno che esso fosse confinato nel ‘triangolo dell’arte’ che era tracciato all’esterno del cerchio magico che proteggeva il mago. Egli usciva fuori da esso a suo pericolo. Se a causa della vanità o della soddisfazione promessa di desideri terrestri egli veniva persuaso ad abbandonare il suo cerchio la conseguenza sarebbe stata l’ossessione o la morte improvvisa. Non appena le lusinghe del demone avessero avuto successo allora le forme lusinghiere svanivano  ed al loro posto, beffando il mago, sarebbe apparso l’aspetto esteriore della debolezza che aveva causato la sua distruzione.

Questa credenza che il demone oggettivasse qualche qualità interiore dell’operatore rende possibile riconoscere questo tipo di magia per quello che realmente è: un sistema per il controllo della coscienza. Ricerche moderne hanno dimostrato che il cervello è diviso in regioni specifiche che governano forme specializzate di attività. La stimolazione di una particolare zona produce specifiche esperienze e sensazioni. Quando le formule magiche dei grimori sono comprese in questa luce emerge allora un metodo logico per evocare poteri latenti di coscienza che sono trasmessi attraverso oscure regioni del cervllo. Con un uso abile di odori, suoni, colori ed altri stimolanti sensori, i maghi erano capaci di schiudere queste regioni.

I simboli, i sigilli e monogrammi personali dei demoni che i grimori forniscono  non sono semplici disegni decorativi ma vettori di potenti forze occulte che animano le entità che essi rappresentano.

 

1 [N.d.t.] Nome di derivazione orientale, demone che divora cadaveri.

Info

Autore: Kenneth Grant

Traduzione di: Roberto Migliussi

Prima pubblicazione: Richard Cavendish, The Encyclopedia of the Unexplained, RKP, London 1974

Prima pubblicazione italiana: Primordia, No. XII, Marzo 1998, Milano

Copyright: Kenneth Grant